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lunedì 11 giugno 2012

il grande fiume artificiale

Il “Nubian Sandstone Aquifer System” - (ANS), il più grande sistema riserva di acqua fossile del mondo, accumulatasi in milioni di anni e non rinnovabile, si trova sotto quattro paesi del Nord Africa - Ciad, Egitto, Sudan e Libia.
E in effetti, la Surah 2 del Corano, al versetto 74, recita:
Fra tante rocce ve ne sono alcune da cui sgorgano ruscelli; da altre, quando vengono spaccate sprizza l’acqua.
In buona sostanza, sono tre i principali bacini acquiferi che si trovano sotto il Sahara, l’ANS è il più grande, e si stima contenga circa 375.000 km cubi di acqua.
Questa riserva interessa due milioni di chilometri quadrati: siamo in presenza di un oceano di acqua sotto il deserto, pronto per essere impiegato per l’irrigazione, il consumo umano, lo sviluppo, e per altri usi. Ai tassi di consumo del 2007, questa riserva potrebbe durare per 1.000 anni. Gheddafi definisce l’ANS come l’“Ottava Meraviglia del Mondo”.

Il suo sito web afferma che il sistema degli acquedotti costituisce la più grande rete globale sotterranea di condutture e acquedotti, costituita da:
- più di 1.300 pozzi;
- 7 milioni di chilometri di cavo di acciaio precompresso per rafforzare condutture del diametro di 12 piedi;
- 3.500 km di condutture che coprono un’area equivalente all’Europa Occidentale;
- quattro acquedotti – due ad oriente e due ad occidente, in connessione con le condutture di collegamento a nord;
- migliaia di chilometri di strade di collegamento tra le diverse condotte e infrastrutture, per fornire 6,5 milioni di metri cubi di acqua dolce al giorno ai Libici e a tutti gli altri nella regione. L’acqua viene estratta da una profondità di 1.600 – 2.500 piedi e il sistema la purifica e la fornisce principalmente alle popolazioni delle città sulla costa.
Concepito il progetto alla fine degli anni ‘60, sono stati condotti studi di fattibilità nel 1974. La costruzione ha avuto inizio nel 1984, divisa in cinque fasi, ciascuna in gran parte separata, poi combinata in un sistema integrato. Finanziato da Gheddafi senza prestiti da altre nazioni o da banche occidentali, il costo del progetto finora si aggira sui 25 miliardi dollari.
Inaugurata nell’agosto del 1991, la “Prima fase” fornisce due milioni di metri cubi di acqua al giorno lungo un acquedotto di 1.200 chilometri da As-Sarir e Tazerbo a Bengasi e Sirte, attraverso la riserva d’acqua di Ajdabiya.
La “Seconda fase” offre un milione di metri cubi al giorno dalla regione del Fezzan alla fertile pianura di Jeffara sulla fascia costiera occidentale, rifornendo anche Tripoli.
La “Fase terza” è stata suddivisa in due parti. La prima rifornisce ulteriormente 1,68 milioni di metri cubi al giorno attraverso un altro acquedotto lungo 700 km e stazioni di pompaggio. Fornisce inoltre più 138.000 metri cubi al giorno a Tobruk e alla costa dal nuovo bacino di Al-Jaghboub attraverso una conduttura di 500 km.
Le “Fasi finali” riguardano l’estensione della rete di distribuzione, con condotte che collegano la riserva di Ajjabiya a Tobruk, mettendo in comunicazione i sistemi orientale ed occidentale alla Sirte in un’unica rete integrata.
Quando gli impianti saranno pienamente operativi, Gheddafi spera di rendere il deserto verde come la bandiera della Libia.
Il progetto è sotto tutela dell’amministrazione della “Great Man-Made River” (GMMR), l’autorità incaricata della gestione del Grande Fiume artificiale, finanziato dal governo di Gheddafi come spiegato sopra. Tuttavia, all’infuriare della guerra, il sistema è messo in pericolo, così come il sogno di Gheddafi di trasformare il deserto in una terra verde e fertile.
Il 3 aprile, l’agenzia di stampa francese AFP sottolineava come “La Libia corre il rischio di un disastro se viene colpito il “Great Man-Made River”, affermando:
“Se il GMMR venisse bombardato, si potrebbe verificare un disastro umano ed ambientale.
La Libia possiede tre sistemi di condutture sotterranee, per il petrolio, il gas e l’acqua. Se uno di questi venisse colpito, anche gli altri subirebbero danni, potenzialmente disastrosi. Secondo il direttore di progettazione Abdelmajid Gahoud: se venisse danneggiata parte delle infrastrutture, l’intera rete verrebbe influenzata e massicce perdite di acqua potrebbero causare una catastrofe, deprivando milioni di Libici di acqua pura, il 70% dei 6,5 milioni di abitanti, del consumo per uso personale, per l’irrigazione e per altri scopi.”
Inoltre, se Gheddafi venisse spodestato, gli impianti della “Great Man-Made River” verranno privatizzati, rendendo l’acqua non più accessibile per molti, forse per la maggior parte dei Libici, se non a costi insostenibili.
In altre parole, il controllo neoliberista intenderà sfruttare l’acqua per il massimo profitto.
Un commento conclusivo
Il 13 aprile, l’articolo di fondo di Ellen Brown su “Truthout” [N.d.tr.: Truthout è un’organizzazione progressista, senza scopo di lucro, che pubblica articoli di argomento politico, servizi di opinione, documenti video, notiziari di informazione], dal titolo “Libia: tutto questo per il petrolio, o tutto questo per il sistema bancario?”, sollevava un’importante questione poco considerata:
“I ribelli libici hanno trovato il tempo, a partire dalla loro sollevazione in marzo, di creare la propria banca centrale (la Banca centrale di Bengasi),” suggerendo che altri, dotati di sofisticate conoscenze tecniche, avevano predisposto tutto questo già da molti mesi prima.
Un precedente articolo citava il libro del generale Wesley Clark, “Winning Modern Wars - Vincere le guerre moderne”, in cui si dichiarava che fonti del Pentagono gli avevano confidato due mesi dopo l’11 settembre che erano in fase di preparazione piani di guerra contro l’Iraq, la Siria, il Libano, l’Iran, la Somalia, il Sudan e la Libia.
“Cosa hanno in comune questi sette paesi?” si interrogava la Brown.
Nessuno di questi (così come l’Afghanistan) “presenta il suo sistema bancario fra le 56 banche aderenti alla Banca dei Regolamenti Internazionali.” (***)
Si tratta della “Banca Centrale per i banchieri centrali”, il boss dei boss fra i sistemi bancari che non rende conto a nessun governo, di proprietà privata dei suoi membri, il più potente organismo con la maggior influenza in tutto il mondo.
Gli anomali e gli isolati, naturalmente, tengono “all’esterno il (suo) lungo braccio di regolamentazione.” Mesi prima che gli Stati Uniti d’America attaccassero l’Iraq, Saddam Hussein aveva iniziato a vendere petrolio facendosi pagare in euro e non in dollari, minacciando la loro moneta di riserva e il dominio dei petrodollari.
Gheddafi “ha compiuto una mossa altrettanto ardita”, ha assunto l’iniziativa della sostituzione del dollaro con il “dinaro aureo”, sperando di “unire il continente africano sotto questa unica moneta corrente.”
Molti paesi arabi e africani hanno approvato l’idea, ma non l’Usamerica o l’Occidente, e “il presidente francese Nicolas Sarkozy definiva Gheddafi, una minaccia per la sicurezza finanziaria del genere umano.” E quindi lo si lasciava scatenare!
Inoltre, “la Banca Centrale della Libia è al 100% di proprietà dello Stato.” In altre parole, questa Banca dà corso alla propria moneta, il Dinaro libico, senza pretendere interessi in quanto utilizzata per una crescita economica produttiva, senza profitti e bonus per banchieri predatori.
Come risultato, gli imperialisti Washington, Gran Bretagna e Francia hanno incluso la Libia nella loro “lista nera estesa al mondo, per integrarla nel loro alveare di nazioni vassalle”, a scapito degli stessi interessi libici. Questi comprendono sviluppo del petrolio e del gas, i progetti per rendere fertile il deserto, oltre a fornire del tutto gratuitamente istruzione, assistenza sanitaria e altri servizi sociali essenziali attraverso i proventi del petrolio, e il denaro è stato creato dalla Banca Centrale della Libia.
“Allora, questa nuova guerra è stata scatenata per il petrolio o per il sistema bancario?” si è domandata la Brown. “Forse per entrambi i motivi – e anche per l’acqua!”, rilevando che con “energia, acqua e l’ampio credito (libero da interessi) per sviluppare le infrastrutture per accedere alle risorse naturali, una nazione può essere libera da creditori stranieri,” soprattutto dai predatori occidentali, che intrappolano e strozzano i paesi in debito per sempre maggiori profitti.
Forse questa era la vera minaccia rappresentata da Saddam, e ora da Gheddafi e dalle altre nazioni sulla lista nera del Pentagono.

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