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mercoledì 10 ottobre 2012

Discorso del fratello LEADER all'assemblea generale dell' ONU 2009

In nome dell’Unione Africana, voglio dare il mio saluto ai membri
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nella speranza che questo incontro
sia tra i più importanti della storia.
   In nome dell’Assemblea Generale alla sua sessantaquattresima sessione
presieduta dalla Libia, dell’Unione Africana e di uno dei mille regni africani e
anche a titolo personale, vorrei cogliere l’occasione, come Presidente
dell’Unione Africana, di congratularmi col nostro figlio Obama per essere
presente alla seduta dell’Assemblea Generale. Gli diamo il benvenuto, assieme al
suo paese che ospita l’incontro.

La sessione ha luogo tra le tante prove che ci attendono e il mondo intero
dovrebbe unire gli sforzi di tutti per vincere le sfide che maggiormente ci
fronteggiano: mutamenti climatici, crisi internazionali quali il declino
dell’economia capitalista, penuria di cibo e d’acqua, desertificazione,
terrorismo, migrazioni, pirateria, epidemie naturali e sintetizzate in
laboratorio e proliferazione nucleare. Forse l’influenza H1N1 era un virus
creato in laboratorio, pensato come arma militare e quindi sfuggito al
controllo. Tra le sfide vi sono anche l’ipocrisia, la povertà, la paura, il
materialismo e l’immoralità.
Com’è noto, le Nazioni Unite vennero fondate da tre o quattro paesi contro la
Germania all’epoca. Le Nazioni Unite si formarono con nazioni alleate contro la
Germania nella Seconda Guerra Mondiale. Quei paesi costituirono un’entità detta
Consiglio di Sicurezza, che fece dei propri paesi membri permanenti e garantì
loro il potere di veto. All’epoca noi non c’eravamo. Le Nazioni Unite presero
forma sul modello di quei tre paesi e ci chiesero di entrare in ruoli pensati in
origine contro la Germania. Tale era la sostanza delle Nazioni Unite al momento
della fondazione sessant’anni fa.
Ciò successe in assenza di 165 paesi circa, una percentuale di uno a otto: uno
era presente e otto assenti. Crearono così lo Statuto di cui ho una copia.
Leggendo lo Statuto delle Nazioni Unite si trova che il Preambolo differisce
dagli Articoli. Come fu possibile? Tutti i paesi presenti alla Conferenza di San
Francisco nel 1945 parteciparono alla stesura del Preambolo, ma lasciarono gli
Articoli e i regolamenti di procedura interna del cosiddetto Consiglio di
Sicurezza ai paesi esperti, specialisti e interessati, che erano quelli che
avevano istituito il Consiglio di Sicurezza e si erano alleati contro la
Germania.
 Il Preambolo è molto accattivante e nessuno vi muove obiezioni; ma tutte le
clausole che lo seguono lo contraddicono completamente. Noi rifiutiamo tali
clausole e non le faremo mai rispettare; si esaurirono con la fine della Seconda
Guerra Mondiale. Il Preambolo dice che tutte le nazioni, piccole o grandi, sono
uguali. Sono forse uguali in termini di seggi permanenti? No, non siamo tutti
uguali. Il Preambolo dice per iscritto che tutte le nazioni sono uguali, che
siano piccole o grandi; ciò è quanto stabilito col nostro accordo nel Preambolo.
Perciò il veto contraddice lo Statuto. I seggi permanenti contraddicono lo
Statuto. Non accettiamo né riconosciamo il veto.
Il Preambolo allo Statuto stabilisce che non si dovranno usare le forze armate
se non nell’interesse comune. Tale è il Preambolo che abbiamo approvato e
firmato; ed entrammo a far parte delle Nazioni Unite perché volevamo che lo
Statuto lo contemplasse. Lo Statuto dice che le forze armate verranno impiegate
solo nell’interesse comune delle nazioni; ma cosa è successo sin d’allora? Sono
scoppiate sessantacinque guerre dall’istituzione delle Nazioni Unite e del
Consiglio di Sicurezza: sessantacinque dalla loro istituzione, con milioni di
vittime in più rispetto alla Seconda Guerra Mondiale. Quelle guerre, nonché
l’aggressione militare e la forza ivi impiegate, sono forse state condotte
nell’interesse comune? No: erano nell’interesse di due o tre o quattro paesi, ma
non di tutte le nazioni.
Parliamo di come queste guerre erano nell’interesse di una nazione o di tutte.
Ciò è in piena contraddizione con lo Statuto delle Nazioni Unite che abbiamo
firmato. A meno che non si agisca in accordo con lo Statuto delle Nazioni Unite
con cui abbiamo concordato, noi lo rifiuteremo e non avremo timore di
interrompere i rapporti diplomatici con qualsiasi nazione. Ora si parla del
futuro delle Nazioni Unite. Non ci dovrebbe essere alcuna ipocrisia diplomatica
perché riguarda una questione di importanza vitale per il futuro del mondo. È
stata l’ipocrisia a causare le sessantacinque guerre dalla fondazione delle
Nazioni Unite.
 Il Preambolo stabilisce anche che in caso di impiego delle forze armate deve
comunque trattarsi di forze delle Nazioni Unite e quindi di intervento militare
da parte delle Nazioni Unite e non di due o tre paesi che impieghino le forze
armate. L’intera compagine delle Nazioni Unite deve decidere di entrare in
guerra per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Dall’istituzione
delle Nazioni Unite nel 1945, se ci fossero atti di aggressione di un paese
contro un altro, le intere Nazioni Unite dovrebbero dissuadere da tali atti e
mettervi fine.
  Se un paese – la Libia, ad esempio – dovesse attaccare la Francia, l’intera
organizzazione dovrebbe rispondere perché la Francia è Membro Sovrano delle
Nazioni Unite e tutti abbimao la responsabilità collettiva di proteggere la
sovranità delle nazioni. Però hanno avuto luogo sessantacinque guerre senza
alcuna azione di impedimento da parte delle Nazioni Unite. E altre otto guerre,
ingenti, crudeli, il cui numero di vittime supera i due milioni, sono state
iniziate da Stati Membri che godono del potere di veto. Questi paesi che
vorrebbero farci credere di agire per il mantenimento della sovranità e
dell’indipendenza dei popoli in verità usano la forza di aggressione contro i
popoli. Quando noi vorremmo credere che questi paesi vogliano operare per la
pace e la sicurezza nel mondo e per proteggere i popoli, essi hanno già scelto
la guerra di aggressione e l’ostilità. Forti del diritto di voto che si sono
dati da soli come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, hanno lanciato
guerre che, secondo le stime dichiarate, hanno causato milioni di vittime
dichiarate.
 Il principio di non-interferenza negli affari interni dei singoli Stati è sacro
nello Statuto delle Nazioni Unite. Non c’è paese, quindi, che abbia il diritto
di interferire negli affari di qualsiasi governo, sia esso democratico o
dittatoriale, socialista o capitalista, reazionario o progressista. Di ciò è
responsabile ogni singola società; è affare interno del popolo del paese in
questione. I senatori di Roma un tempo nominarono dittatore la loro guida,
Giulio Cesare, perché ciò era giusto per Roma all’epoca. Nessuno può dire di
Roma che all’epoca diede a Cesare il veto. Non si parla del veto nello Statuto.
 Siamo entrati nelle Nazioni Unite perché pensavamo di essere uguali e poi
abbimao scoperto che un solo paese può fare obiezioni a tutte le decisioni che
prendiamo. Chi ha concesso ai membri permanenti la loro posizione nel Consiglio
di Sicurezza? Quattro di loro si autoconferirono tale posizione. L’unico paese
che noi, in questa stessa assemblea, abbiamo eletto a membro permanente del
Consiglio di Sicurezza è la Cina. Ciò avvenne democraticamente, ma gli altri
seggi vennero imposti antidemocraticamente atraverso una procedura dittatoriale
portata a termine contro il nostro volere e noi non l’accetteremo.
 La riforma del Consiglio di Sicurezza di cui abbiamo bisogno non consiste
nell’aumento dei suoi membri, che peggiorerebbe solo lo stato delle cose. Per
usare un’espressione comune, aggiungendo acqua si ottiene solo altro fango. Dopo
il danno, anche la beffa. Sarebbe peggio aggiungere altri stati grandi a quelli
che già godono dello stato di Membri del Consiglio. Non farebbe che far
proliferare le superpotenze. Quindi noi ci schieriamo contro l’aggiunta di seggi
permanenti. La soluzione non è nell’avere altri seggi permanenti; sarebbe
pericoloso. Aggiungere altre superpotenze danneggerebbe i popoli delle nazioni
più piccole e vulnerabili del terzo mondo, che si stanno riunendo in un gruppo
detto dei cento: cento piccoli paesi riunitisi in un forum che un membro ha
definito il Forum degli Staterelli.
 Questi paesi verrebbero distrutti dalle superpotenze se si dovesse conferire lo
stato di Membro del Consiglio di Sicurezza ad altri grandi paesi. La porta va
chiusa: la rifiutiamo strategicamente e categoricamente. Aggiungere altri seggi
al Consiglio di Sicurezza aumenterebbe la povertà, l’ingiustizia, la tensione
mondiale e allo stesso tempo la competizione già in atto tra paesi come Italia,
Germania, Indonesia, India, Pakistan, le Filippine, Giappone, Brasile, Nigeria,
Argentina, Algeria, Libia, Egitto, la Repubblica Democratica del Congo, il
Sudafrica, la Tanziania, la Turchia, l’Iran, la Grecia e l’Ucraina. Tutti questi
paesi cercherebbero di ottenere un posto nel Consiglio di Sicurezza, rendendone
l’insieme dei membri grande quasi quanto l’Assemblea Generale e si arriverebbe a
una concorrenzialità poco pratica.
 Qual è la soluzione possibile? La soluzione è che l’Assemblea Generale adotti
una risoluzione vincolante sotto la leadership di Mr. Treki basata sulla volontà
della maggioranza dei membri dell’Assemblea e che non tenga conto delle
considerazioni di qualsiasi altra entità. La soluzione è la chiusura del
Consiglio di Sicurezza a qualsiasi altro stato che voglia diventarne membro. Ciò
deve essere nell’agenda dell’Assemblea Generale durante la sessione attuale
presieduta da Mr. Treki.
 Dovremmo concentrarci sul raggiungimento della democrazia basata
sull’uguaglianza degli Stati Membri. Ci dovrebbe essere uguaglianza tra gli
Stati Membri e il potere e i mandati del Consiglio di Sicurezza dovrebbero
essere trasferiti all’Assemblea Generale. L’appartenenza dovrebbe essere per le
unioni, non per gli stati. Aumentare il numero degli Stati Membro darebbe il
diritto a tutti i paesi a un seggio, secondo lo spirito del Preambolo alla
Carta.
  Nessun paese potrebbe negare un seggio nel Consiglio all’Italia, per esempio,
se un seggio fosse dato alla Germania. Tanto per dire, l’Italia potrebbe dire
che la Germania fu un paese aggressore e venno sconfitta nella Seconda Guerra
Mondiale. Se dessimo un seggio all’India, il Pakistan altresì direbbe di essere
una potenza nucleare e quindi di meritare un seggio; e i due paesi sono in
guerra tra di loro. Sarebbe una situazione di pericolo. Se dessimo un seggio al
Giappone, ne dovremmo dare uno all’Indonesia, il più grande paese mussulmano al
mondo; e quindi alla Turchia. Cosa dovremmo dire all’Argentina e al Brasile? La
Libia merita un seggio per i suoi sforzi al servizio della sicurezza mondiale
nell’aver annullato il suo programma di armi di distruzione di massa. Quindi
chiederebbero lo stesso Sudafrica, la Tanziania e Ucraina. Tutti questi paesi
sono importanti. Bisognerebbe chiudere la porta al Consiglio di Sicurezza.
 Tale approccio è falso; è un trucco ormai svelato. Se vogliamo riformare le
Nazioni Unite, l’accogliere altre superpotenze non serve. La soluzione è nel
sostenere la democrazia al livello del parlamento generale del mondo, cioè
l’Assemblea Generale, a cui si dovrebbero trasferire i poteri del Consiglio di
Sicurezza. IL Consiglio di Sicurezza diventerebbe quindi un mero strumento
esecutivo delle decisioni prese dall’Assemblea Generale, che sarebbe il
parlamento, l’assemblea legislativa del mondo.
 L’Assemblea è il nostro forum democratico e ad esso dovrebbe rispondere il
Consiglio di Sicurezza. Non dovremmo accettare la situazione attuale. Questi
sono i legislatori dei Membri delle Nazioni Unite e le loro risoluzioni
dovrebbero essere vincolanti. Si dice che l’Assemblea Generale dovrebbe eseguire
quanto suggerito dal Consiglio di Sicurezza. Al contrario, è il Consiglio di
Sicurezza a dover eseguire quanto deciso dall’Assemblea. Le Nazioni Unite è
l’Assemblea, che comprende 192 paesi; non il Consiglio di Sicurezza, che
annovera solo 15 tra gli Stati Membri.
  Come possiamo ritenerci contenti della pace e della sicurezza globale se il
mondo intero è governato da soli quindici paesi? Siamo 192 nazioni ed è come
essere allo Speaker’s Corner di Hyde Park a Londra: parliamo e parliamo e
nessuno porta a compimento le nostre decisioni. Siamo una decorazione soltanto,
senza sostanza vera: né più né meno dello Speaker’s Corner di Londra. Teniamo i
nostri discorsi e poi scompariamo. Ecco cosa siete ora.
 Quando il Consiglio di Sicurezza sia solo un corpo esecutivo per le risoluzioni
adottate dall’Assemblea Generale, non ci sarà competizione per l’appartenenza al
Consiglio. Quando il Consiglio di Sicurezza diventi uno strumento per mettere in
atto le risoluzione dell’Assemblea Generale, non ci sarà bisogno di
competizione. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe semplicemente rappresentare
tutte le nazioni. Secondo la proposta inoltrata all’Assemblea Generale, ci
sarebbero seggi permanenti al Consiglio di Sicurezza per tutte le unioni e tutti
i raggruppamenti di paesi.
 I 27 paesi dell’Unione Europea dovrebbero avere un seggio permanente nel
Consiglio di Sicurezza. I paesi dell’Unione Africana deovrebbero avere un seggio
permanente nel Consiglio di Sicurezza. I paesi dell’America Latina e dell’ASEAN
dovrebbero avere seggi permanenti. La Federazione Russa e gli Stati Uniti
d’America sono già membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Una volta
istituita in pieno, la SADC (Southern African Development Community) dovrebbe
avere un seggio permanente. I ventidue paesi della Lega Araba dovrebbero avere
un seggio permanente. I cinquantasette paesi della Conferenza Islamica
dovrebbero avere un seggio permanente. I centodiciotto paesi del Movimento
Non-Allineato dovrebbero avere un seggio permanente.
 Poi c’è il G-100: forse anche i paesi più piccoli dovrebbero avere un seggio
permantente. I paesi non compresi nelle unioni che ho nominato dovrebbero forse
avere un seggio permanente, occupato da ciascun paese a turni di sei o dodici
mesi. Penso a paesi come il Giappone o l’Australia, che sono al di fuori di
organizzazioni come l’ASEAN, o la Federazione Russa, che non è memobro
dell’Unione Europea, né di quella Latino-Americana né di quella Africana. Ecco
una soluzione per loro, se l’Assemblea Generale votasse in favore.
 È un problema importante. Come s’è già detto, l’Assemblea Generale è il
parlamento del mondo, quindi il suo leader. Noi siamo le nazioni e chiunque al
di fuori di questa Assemblea Generale non verrà riconosciuto. Il Presidente
dell’Assemblea, Ali Abdussalam Trki, e il Segretario Generale Ban Kimoon
redigeranno la bozza legale e istituiranno le commissioni necessarie per mettere
ai voti la proposta  che d’ora in avanti il Consiglio di Sicurezza sia
costituito da unioni di nazioni. Così avremo giustizia e democrazia e non un
Consiglio di Sicurezza formato da paesi scelti perché posseggono armi nucleari,
economie forti o tecnologie avanzate. Ciò è terrorismo. Non possiamo permettere
che il Consiglio di Sicurezza sia gestito da superpotenze: ciò è terrorismo in
sé e per sé.
 Se vogliamo un mondo sicuro, unito e in pace, questo è quanto dovremmo fare. Se
vogliamo rimanere in un mondo in guerra, fate voi. Noi continueremo a furia di
conflitti e combattimenti fino alla fine del mondo. Tutti i membri del Consiglio
di Sicurezza dovrebbero avere il diritto di veto; oppure si dovrebbe eliminare
il concetto in sé di veto in questa nuova costituzione del Consiglio. Questo
sarebbe un vero Consiglio di Sicurezza. Secondo le nuove proposte inoltrate
all’Assemblea Generale, ci sarà un consiglio esecutivo sotto il controllo
dell’Assemblea Generale, che avrà il potere reale di scrivere tutte le regole.
 In tal maniera, tutti i paesi sarebbero in condizioni di parità nel Consiglio
di Sicurezza come lo sono nell’Assemblea Generale. Nell’Assemblea Generale siamo
tutti trattati equamente quando si tratta di adesione e di voto. Dovrebbe valere
lo stesso per il Consiglio di Sicurezza. Al momento, un paese ha il diritto di
veto e l’altro no; un paese ha un seggio permanente e l’altro no. Non dovremmo
accettarlo; e nemmeno dovremmo accettare alcuna risoluzione adottata dal
Consiglio di Sicurezza nella sua compagine attuale. Noi eravamo sotto tutela,
eravamo colonizzati; ora siamo indipendenti. Oggi siamo qui a decidere il futuro
del mondo in maniera democratica tale da mantenere la pace e la sicurezza di
tutte le nazioni, piccole e grandi che siano, in quanto uguali. Altrimenti è
terrorismo; perché il terrorismo non è solo Al Quaeda e può prendere tante altre
forme.
 Dovremmo avere come guida solo la maggioranza dei voti nell’Assemblea Generale.
Se l’Assemblea Generale prende una decisione attraverso il voto, bisogna
obbedire al suo volere e far rispettare le sue decisioni. Nessuno è al di sopra
dell’Assemblea Generale. Chiunque dica di essere al di sopra dell’Assemblea
dovrebbe lasciare le Nazioni Unite e starsene per conto proprio. La democrazia
non è per i ricchi e per i più potenti o per chi pratica il terrorismo. Tutte le
nazioni debbono essere alla pari ed essere considerate alla pari.
 Al momento, il Consiglio di Sicurezza è un feudalesimo di sicurezza,
feudalesimo politico per i seggi permanenti, protetti da loro e usati contro di
noi. Non dovrebbe chiamarsi Consiglio di Sicurezza, ma Consiglio di Terrore.
Nella nostra vita politica, se hanno bisogno di usare il Consiglio di Sicurezza
contro di noi, vi si rivolgono; se non hanno bisogno di usarlo contro di noi, lo
ignorano. Se hanno un interesse da promuovere e debbono tirare acqua al proprio
mulino, rispettano e osannano la Carta delle Nazioni Unite: prendono il Capitolo
VII e lo usano contro le nazioni povere. Se invece vogliono violare la Carta, la
ignorano come se non fosse mai esistita.
 Se il veto dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza si dà a chi ha il
potere, ciò è un ingiustizia e un atto di terrorismo che noi non dobbiamo
tollerare. Non dovremmo vivere nell’ombra dell’ingiustizia e del terrore.
 Le superpotenze hanno interessi globali complicati e pongono il veto per
proteggere i loro interessi. Per esempio, nel Consiglio di Sicurezza usano il
potere delle Nazioni Unite per proteggere i loro interessi e terrorizzare e
intimidire il Terzo Mondo, costringendolo a vivere nell’ombra del terrore.
            Fin dai suoi inizi, da quando fu istituito nel 1945, il Consiglio di
Sicurezza non è riuscito a procurare sicurezza. Al contrario, ha procurato solo
terrore e sanzioni. È solo usato contro di noi. Per tale ragione non si
impegneremo oltre nel portare a compimento le risoluzioni del Consiglio di
Sicurezza da dopo questo discorso che ne segna appunto il quarantesimo
anniversario.
            Sono scoppiate sessantacinque guerre, o tra paesi piccoli in
conflitto o guerre di aggressione contro di noi da parte delle superpotenze. Il
Consiglio di Sicurezza, in chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite, ha
mancato di agire e di fermare queste guerre o atti di aggressione contro piccole
nazioni e popoli.
            L’Assemblea Generale voterà un numero di proposte storiche. O agiamo
come un’unità o ci disperderemo. Se ogni nazione dovesse avere la sua versione
dell’Assemblea Generale, del Consiglio di Sicurezza e dei vari strumenti e
ognuno dovesse avere pari importanza, i Potenti che al momento occupano i seggi
permanenti sarebbero confinati ai loro organi sovrani, siano essi tre o quattro,
e dovrebbero esercitare i loro diritti contro loro stessi. La cosa non ci
interessa affatto.
 Se vogliono mantenere i loro seggi permanenti, va bene; i seggi permanenti non
saranno per noi di alcun interesse. Non ci sottometteremmo mai al loro controllo
o al diritto di veto che è stato loro concesso. Non siamo così sciocchi da
concedere il diritto di veto alle superpotenze perché lo usino per minacciarci
come cittadini di seconda classe e nazioni reiette. Non abbiamo deciso noi che
quei paesi che sono le superpotenze, le nazioni rispettate che agiscono per
conto di 192 paesi.
 Dovreste essere del tutto consapevoli che stiamo ignorando i proclami del
Consiglio di Sicurezza perché tali proclami sono usati contro di noi e non
contro le superpotenze che hanno seggio permanente e diritto di veto. Tali
potenze non useranno mai i proclami contro loro stesse.
  I proclami vengono invece usati contro di noi. Tale uso ha fatto delle Nazioni
Unite una parodia di loro stesse e ha portato a guerre e a violazioni della
sovranità di Stati indipendenti. Ha portato a crimini di guerra e a genocidi.
Tutto ciò è in violazione della Carta delle Nazioni Unite.
 Poiché nessuno presta attenzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite,
ogni paese e comunità ha istituito il proprio consiglio di sicurezza e quindi il
Consiglio di Sicurezza qui si è sempre più isolato.
 L’Unione Africana ha già istituito il suo Consiglio di Pace e Sicurezza,
l’Unione Europea ha già istituito un consiglio di sicurezza e i paesi asiatici
hanno già istituito a loro volta il loro consiglio di sicurezza. Presto anche
l’America Latina avrà il suo consiglio di sicurezza e con lei le altre 120
nazioni non allineate.
  Ciò significa che abbiamo perso fiducia nel Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite, che non ci ha procurato alcuna sicurezza; e per questo ora noi
stiamo creando nuovi consigli di sicurezza regionali.
 Non siamo impegnati a rispettare le regole o i proclami del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite nella sua costituzione attuale perché è
antidemocratico, ingiusto e dittatoriale. Nessuno può costringerci ad associarci
al Consiglio di Sicurezza o a obbedire e rispettare i proclami o gli ordini dati
dal Consiglio di Sicurezza nel suo assetto attuale.
Inoltre, non c’è rispetto per le Nazioni Unite né per l’Assemblea Generale, che
sono le vere Nazioni Unite, ma i cui proclami non sono vincolanti. Le decisioni
della Corte Internazionale di Giustizia, l’organo giudiziario internazionale,
prendono di mira solo i piccoli paesi e le nazioni del Terzo Mondo. I paesi più
potenti sfuggono al controllo della Corte. Oppure, se ci sono decisini prese
contro queste potenti nazioni, tali decisioni non vengono fatte rispettare.
            L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (IAEA, International
Atomic Energy Agency) è un’agenzia importante all’interno delle Nazioni Unite. I
paesi più potenti, però, non rispondono a essa né sono sotto la sua
giurisdizione. Abbiamo scoperto che la IAEA è usata solo contro di noi. Ci hanno
detto che è un’organizzazione internazionale, ma, se ciò fosse il caso, allora
tutti i paesi del mondo sarebbero sotto la sua giurisdizione. Se non è veramente
internazionale, allora subito dopo la fine di questo discorso non potremmo più
accettarla e bisognerebbe chiuderla per sempre.
  Mr. Treki, in quanto Presidente dell’Assemblea Generale, dovrebbe conferire
col Direttore Generale della IAEA, Mr. ElBaradei, e chiederli se è preparato a
verificare le scorte di energia nucleare in ogni paese e a ispezionare tutti gli
incrementi sospettati. Se dice di sì, allora dovremmo accettare la giurisdizione
dell’Agenzia. Ma se dice di non poter andare in certi paesi che sono potenze
nucleari e che non ha giurisdizione su di loro, allora dovremmo chiudere del
tutto l’agenzia e non metterci sotto la sua giurisdizione.
  Per vostra informazione, ho telefonato a ElBaradei all’epoca del problema
della bomba nucleare libica. Ho telefonato a ElBaradei e gli ho chiesto se gli
accordi tra le superpotenze per la riduzione degli armamenti nucleari erano
soggetti al controllo dell’Agenzia e sotto ispezione e se quindi egli fosse a
conoscenza di qualsiasi incremento della loro attività. Mi ha risposto di non
essere nella posizione di chiedere alle superpotenze di essere soggette a
ispezione.
E allora l’Agenzia ispeziona solo noi? Se così è, non è un’organizzazione
internazionale, visto che è selettiva, come il Consiglio di Sicurezza e la Corte
Internazionale di Giustizia. Non è giusto, come non sono giuste le Nazioni
Unite. Rifiutiamo definitivamente tale situazione.
 In merito all’Africa, signor Presidente, sia che le Nazioni Unite siano
sottoposte a riforma o no e prima ancora che si voti su qualsiasi proposta di
portata storica, l’Africa dovrebbe avere un seggio permanente nel Consiglio di
Sicurezza: ha aspettato anche troppo .
Lasciando da parte la riforma delle Nazioni Unite, possiamo dire che l’Africa è
stata colonizzata, isolata e perseguita, nonché violata nei suoi diritti. La sua
gente venne fatta schiava e trattata come animali e il suo territorio venne
colonizzato e posto sotto commissariamento. I paesi dell’Unione Africana
meritano un seggio permanente. È un debito dal passato che deve essere pagato e
non ha niente a che vedere con la riforma delle Nazioni Unite. È una questione
di alta priorità nell’agenda dell’Assemblea Generale. Nessuno può dire che
l’Unione Africana non merita un seggio permanente.
Chi può dissentire dalla proposta? Sfido chiunque a contestarla. Dov’è la prova
che l’Unione Africana o il continente africano non meriti un seggio permanente?
Nessuno lo può mai negare.
  Altra questione da votarsi all’Assemblea Generale è il risarcimento ai paesi
che vennero colonizzati per impedire che si ripetano la colonizzazione di un
continente, la violazione dei suoi diritti e il saccheggio del suo patrimonio.

Perché gli africani vanno in Europa? Perché gli asiatici vanno in Europa? Perché
i latinoamericani vanno in Europa? Perché l’Europa ha colonizzato quei popoli e
ha fatto razzia delle risorse materiali e umani dell’Africa, dell’Asia e
dell’America Latina (petrolio, minerali, uranio, oro e diamanti, frutti, piante,
animali e gente) e le ha consumate. Ora nuove generazioni di asiatici,
latinoamericani e africani cercano di rivendicare la ricchezza perduta, come è
loro diritto.
  Al confine della Libia ho di recente fermato mille migranti africani in rotta
per l’Europa. Ho chiesto loro perché ci stavano andando. Mi hanno detto che era
per riprendersi la ricchezza rubata; altrimenti non lascerebbero il paese. Chi
può ricostituire il patrimonio che ci è stato tolto? Se decidete di ricostituire
il patrimonio, non ci sarà più immigrazione dalle Filippine, dall’America
Latina, da Mauritius e dall’India. Ridateci il patrimonio che ci avete rubato.
L’Africa merita 777 mila miliardi di dollari come risarcimento dai paesi che
l’hanno colonizzata. Gli africani pretenderanno quella somma e se non gliela
date si recheranno dove avete portato quei 777 mila miliardi di dollari. È loro
diritto farlo: debbono seguire il denaro per riportarlo indietro.
  Perché non c’è immigrazione libica in Italia, anche se la Libia è tanto
vicina? L’Italia doveva un risarcimento al popolo libico, ha accettato il fatto
e ha firmato un accordo con la Libia, accordo adottato sia dal parlamento
italiano sia da quello libico. L’Italia ha ammesso che la sua impresa coloniale
in Libia era sbagliata e che non si sarebbe dovuta ripetere e ha quindi promesso
di non attaccare il popolo libico né via terra, né via aria, né via mare.
L’Italia ha anche acconsentito al compenso di 250 milioni di dollari all’anno di
risarcimento per i prossimi vent’anni e alla costruzione di un ospedale per i
libici mutilati in seguito alle mine collocate in territorio libico durante la
Seconda Guerra Mondiale. L’Italia ha chiesto scusa e ha promesso di non occupare
mai più il territorio di altri paesi. L’italia, che era regno durante il regime
fascista e ha dato grandi contributi alla civiltà, dovrebbe essere encomiata per
questo risultato, assieme al Primo Ministro Berlusconi e al suo predecessore,
che vi hanno collaborato personalmente.
   Perché il terzo mondo chiede risarcimenti? Perché non ci siano altre
colonizzazioni, così che i paesi grandi e potenti non colonizzino, sapendo che
dovranno pagare risarcimenti. La colonizzazione dovrebbe essere punita. I paesi
che hanno danneggiato altri popoli durante l’era coloniale dovrebbero risarcire
i danni e le sofferenze inflitte sotto il loro dominio coloniale.
 C’è un’altra questione che voglio mettere in evidenza. Però, prima di farlo – e
di affrontare un argomento piuttosto spinoso – vorrei poter aprire una
parentesi. Noi africani siamo lieti e fieri che un figlio dell’Africa sia ora
Presidente degli Stati Uniti d’America. È un evento storico. Ora, in un paese in
cui i neri un tempo non potevano stare assieme ai bianchi in caffè o ristoranti
o sedersi vicino a loro in autobus, il popolo americano ha eletto come
Presidente un giovane nero, Mr. Obama, di origine kenyota. È meraviglioso e ne
siamo fieri; segna l’inizio di un cambiamento. Però, per quanto mi riguarda,
Obama è un sollievo temporaneo per i prossimi quattro o magari otto anni. Temo
che poi si ritorni daccapo. Nessuno può garantire come sarà governata l’America
dopo Obama.
  Saremmo contenti se Obama potesse rimanere Presidente degli Stati Uniti
d’America per sempre. Il discorso che ha appena fatto dimostra che egli è del
tutto diverso da qualsiasi altro presidente americano di nostra conoscenza. I
presidenti americani erano soliti minacciarci con qualsiasi genere di armi,
dicendo che avrebbero mandato le operazioni Desert Storm (‘tempesta nel
deserto’), Grapes of Wrath (‘vendemmia dell’ira’) e Rolling Thunder (‘tuono
rotante’) e rose al veleno per i bambini libici. Così ci trattavano. I
presidenti americani ci minacciavano con operazioni come la Rolling Thunder,
mandata in Vietnam, o la Desert Storm, mandata in Iraq, o la Musketeer
(‘moschettiere’), mandata in Egitto nel 1956 nonostante l’America si fosse
opposta; e le rose al veleno mandate ai bimbi libici da Reagan. Ve lo
immaginate? Si sarebbe pensato che i presidenti di un grande paese con un seggio
permanente nel Consiglio di Sicurezza e il diritto di vedo ci avrebbero protetto
e mandato pace. E cosa ne abbiamo avuto invece?  Bombe a guida laser lanciate da
aerei F-111. Ecco come ci trattavano: ‘noi guideremo il mondo, che vi piaccia o
no, e castigheremo chiunque si opporrà a noi’.
  Ciò che il nostro figlio Obama dice oggi è completamente diverso. Ha rivolto
un appello serio al disarmo nucleare, che noi applaudiamo. Ha detto anche che
l’America da sola non potrebbe risolvere i problemi che abbiamo di fronte e che
il mondo intero dovrebbe affrontarli insieme. Ha detto che dobbiamo fare di più
di quanto facciamo ora, che è far discorsi. Siamo d’accordo e applaudiamo. Ha
detto che eravamo venuti alle Nazioni Unite per parlare gli uni contro gli
altri. È vero che quando veniamo qui dovremmo comunicare tra pari. E ha detto
che la democrazia non dovrebbe venire imposta dall’esterno. Fino a tempi
recenti, i presidenti americani hanno detto che la democrazia dovrebbe essere
imposta all’Iraq e agli altri paesi. Obama ha detto che è un problema nazionale.
Ha detto il vero quando ha detto che la democrazia non può essere imposta
dall’esterno.
 Perciò dobbiamo essere cauti. Prima di affrontare questi punti spinosi noto che
il mondo intero ha tante polarizzazioni. Ascoltate: vogliamo un mondo con tante
polarità? Non possiamo avere nazioni alla pari? Dateci una risposta. Non spetta
a ciascuno una risposta al perché sia meglio avere un mondo con tante polarità?
Perché non possiamo essere alla pari? Abbiamo bisogno di patriarchi? O di papi?
O di dei?
  Perché un mondo con tante polarità? Dovremmo rifiutarlo e chiedere un mondo
dove grandi e piccoli sono alla pari.
    L’altro punto spinoso è la Sede Generale delle Nazioni Unite. Potete
prestarmi la vostra attenzione, per cortesia? Avete tutti attraversato l’Oceano
Atlantico, l’Oceano Pacifico, il continente asiatico o il continente africano
per arrivare qui. Perché? È forse Gerusalemme questa? È il Vaticano? È la Mecca?
Siete tutti stanchi e sfasati e non dormite la notte. Siete stanchi, siete giù,
siete provati. Qualcuno è arrivato or ora dopo venti ore di volo. E poi vogliamo
che faccia un discorso e parli di questo.
  Siete tutti addormentati. È chiaro che vi manca l’energia dopo un lungo
viaggio. Perché lo facciamo? In alcuni dei vostri paesi ora è notte e la gente
dorme. Ora dovreste essere a dormire perché il vostro bioritmo è abituato al
sonno a quest’ora. Io mi sveglio alle quattro a New York perché in Libia sono le
undici del mattino. Quando mi sveglio alle undici dovrebbe essere giorno; sono
sveglio alle quattro.
  Perché? Pensateci. Se ciò si è deciso nel 1945, dovremmo ancora mantenerlo?
Perché non possiamo pensare a un luogo in mezzo, che sia comodo?
  Un altro punto importante è che l’America, il paese ospitante, sostiene le
spese e mantiene la Sede Generale e le missioni diplomatiche e sorveglia il
luogo e provvede quiete e sicurezza ai capi di stato che vengono qui. È quindi
molto severa; spendono parecchio, visto che New York e l’intero paese sono in
difficoltà.
   Voglio sollevare l’America da quest’onere. Dovremmo ringraziare l’america.
Diciamo all’America: grazie per il gran disturbo che vi siete presa. Diciamo
grazie all’America. Vogliamo rassicurare l’America e New York e mantenerli
calmi. Non dovrebbero avere la responsabilità di badare alla sicurezza. Forse un
giorno un terrorista potrà causare un esplosione o gettare una bomba a un
presidente. Questo luogo, proprio questo edificio, è tra i punti di mira di
Al-Quaeda.  Perché non è stato colpito l’11 settembre? Perché era oltre il loro
potere. Il prossimo bersaglio sarà questo. Non lo dico tanto per dire. Ci sono
decine di membri di Al-Qaeda nelle prigioni libiche. Le loro confessioni sono
terrificanti. Ciò mette l’America in tensione. Non si sa mai cosa capiterà.
Forse un giorno l’America o questo luogo qui saranno colpiti di nuovo da un
razzo. Forse decine di capi di stato moriranno. Vogliamo liberare l’America di
questa preoccupazione. Noi porteremo questa istituzione dove non venga presa di
mira.
  Ora, dopo cinquant’anni la Sede Generale delle Nazioni Unite dovrebbe
trasferirsi da un’altra parte dell’emisfero. Dopo cinquant’anni nell’emisfero
occidentale, per i prossimi cinquant’anni dovrebbe essere nell’emisfero
orientale o nell’emisfero centrare, a rotazione. Ora, con sessantaquattro anni
ci sono quattordici anni in più rispetto ai cinquanta oltre i quali la Sede
Generale si sarebbe dovuta trasferire.
  Non è un insulto all’America, ma un servizio all’America. Dovremmo ringraziare
l’America. Cioè era possibile nel 1945, ma non dovremmo accettarlo ora. Certo,
ciò si dovrebbe votare in Assemblea Generale e solo in Assemblea, perché nella
sezione 23 dell’accordo della Sede Generale si dice che la Sede Generale delle
Nazioni Unite può essere trasferita in altro luogo solo per decreto
dell’Assemblea Generale. Se il 51% dell’Assemblea approva il trasferimento della
Sede Generale, allora si può trasferire.
 L’America ha il diritto di garantire la massima sicurezza perché è sotto il
tiro dei terroristi e di Al-Qaeda. L’America ha il diritto di prendere tutte le
misure di sicurezza; non la biasimiamo per questo. Però non possiamo tollerare
tali misure. Non dobbiamo venire a New York per essere sottoposti a tutti queste
misure. Un presidente mi ha detto che gli è stato detto che il suo co-pilota non
poteva venire in America per via delle restrizioni; e quindi chiese come sarebbe
potuto venire in America senza un co-pilota. Perché? Non dovrebbe per forza
venir qui. Un altro presidente si è lamentato del fatto che la sua guardia
d’onore non è potuta venire perché ci fu un malinteso in merito al nome quando
fu il momento di concedere il visto. Un altro presidente ha detto che il suo
medico personale non ha potuto avere il visto e quindi venire in America.
  Sono misure di sicurezza molto severe. Se un paese ha problemi con l’America,
ci saranno limitazioni sui movimenti dei membri della delegazione, come se
fossimo a Guantanamo. È uno Stato Membro delle Nazioni Unite o è un prigioniero
del campo di Guantanamo a cui non è concesso libero movimento?
  Ciò è quanto è stato inoltrato all’Assemblea Generale per il voto: il
trasferimento del Quartier Generale. Se il 51% è d’accordo, allora si arriva al
secondo voto: al centro del globo o all’est. Se si decide di trasferirlo al
centro dell’emisfero, perché non metterlo nella Sirte o a Vienna? Si può venire
anche senza visto. Una volta presidenti, la Libia è un paese sicuro. Non vi
daremo limitazioni di 100 o 500 metri. La Libia non ha ostilità contro nessuno.
Penso che lo stesso valga per Vienna.
 Se il voto dice che dobbiamo trasferire il Quartier Generale nella parte est,
allora sarà la volta di Delhi o di Pechino, la capitale dell’India o quella
della Cina.
   È logico, fratelli. Non penso ci siano obiezioni. Poi mi ringrazierete di
questa proposta, per eliminare il fastidio e il tedio di 14, 15 o 20 ore di volo
per giungere qui. Non si darà colpa all’America o si dirà che l’America riduce i
contributi alle Nazioni Unite. Nessuno dovrebbe avere certi pensieri maliziosi.
L’America, sono sicuro, è impegnata a livello internazionale. L’America non ne
avrà a male; ci ringrazierà per averle alleviato le fatiche, per averle tolto un
peso di tutte quelle restrizioni, anche se è nel mirino dei terroristi.
   E ora arriviamo ai problemi che saranno considerati dall’Assemblea Generale.
Noi stimao per mettere le Nazioni Unite sotto processo; la vecchia
organizzazione sarà finita e una nuova emergerà. Non è una convocazione normale.
Anche il buon figlio Obama ha detto che non è una convocazione normale: è una
convocazione storica.
   Le guerre che hanno avuto luogo dopo l’istituzione delle Nazioni Unite:
perché hanno avuto luogo? Ci dovrebbero essere indagini e interventi giudiziari.
Perché ci sono stati massacri? Si potrebbe cominciare dalla Guerra di Corea
perché cominciò dopo l’isistusione delle Nazioni Unite. Come potè scoppiare una
guerra e causare milioni di vittime? In quella guerra si sarebbero potute
impiegare le armi nucleari. I responsabili di quella guerra dovrebbero pagare
danni e risarcimenti.
  E arriviamo alla Guerra del Canale di Suez del 1956. Il fascicolo va
spalancato. Tre paesi con seggio permanente e diritto di voto nel Consiglio di
Sicurezza attaccarono uno stato di questa Assemblea Generale. Un paese e stato
sovrano, l’Egitto, venne attaccato. Il suo esercito venne distrutto e migliaia
di egiziani vennero uccisi e tante città egiziane e altre entità distrutte,
tutto perché l’Egitto voleva nazionalizzare il Canale di Suez. Come poteva una
cosa del genere essere successa durante l’era delle Nazioni Unite e della sua
Carta? Come è possibile garantire che tale cosa non sarà ripetuta a meno che non
si faccia ammenda dei torti del passato? Erano eventi pericolosi e i fascicoli
sulle guerre di Corea e del Canale di Suez andrebbero riaperti.
  Poi arriviamo alla Guerra del Vietnam, in cui ci furono tre milioni di
vittime. Durante dodici giorni si lanciarono più bombe che nei quattro anni
della Seconda Guerra Mondiale. Fu una guerra più efferata ed ebbe luogo dopo
l’istituzione delle Nazioni Unite e dopo che aveavmo deciso che non ci sarebbero
più state guerre.
  Il futuro dell’umanità è in gioco. Non possiamo tacere. Come possiamo sentirci
al sicuro? Come possiamo accettarlo? Si tratta del futuro del mondo e noi che
siamo nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dobbiamo assicurarci che tale
guerre non si ripetano oltre.
   Poi venne attaccata Panama, anche se era uno Stato indipendente
dall’Assemblea Generale. Furono uccise quattromila persone e il presidente del
paese venne fatto prigioniero e incarcerato. Noriega dovrebbe essere rilasciato
e il fascicolo dovrebbe venire riaperto. Come possiamo permettere a un paese che
è membro delle Nazioni Unite di muovere guerra contro un altro paese e fare
prigioniero il suo presidente e trattarlo come un criminale e mandarlo in
carcere? Chi mai lo accetterebbe? Potrebbe ripetersi. Non dobbiamo stare a
guardare, ma iniziare un’indagine. Qualsiasi stato membro potrebbe far fronte
alla stessa situazione, specialmente se l’aggressione è da uno Stato membro con
seggio permanente al Consiglio di Sicurezza e con la responsabilità di mantenere
la pace e la sicurezza mondiale.
  Poi ci fu la guerra di Grenada. Quel paese venne invaso anche se era uno Stato
membro. Lo attaccarono 5000 navi da guerra, 7000 uomini di fanteria e decine di
aeroplani militari; ed è il paese più piccolo del mondo. Ciò avvenne dopo
l’istituzione delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza col veto. E il
Presidente di Panama, Mr. Maurice Bishop, fu assassinato. Come potè succedere
impunemente? È una tragedia. Come garantire che le Nazioni Unite abbiano ragione
o no, che un certo paese abbia ragione o no? Come possiamo ritenerci al sicuro o
contenti del nostro futuro o no? Possiamo fidarci del Consiglio di Sicurezza o
no? Possiamo fidarci delle Nazioni Unite?
  Dobbiamo svolgere indagini accurate sul bombardamento della Somalia. La
Somalia è uno Stato Membro delle Nazioni Unite. È un paese indipendente sotto il
comando di Aidid. Vogliamo un indagine. Cosa successe? Chi lo permise? Chi diede
il via libera all’attacco al paese?
  E poi c’è l’ex-Yugoslavia. Non c’è stato paese pacifico quanto la Yugoslavia,
costruita passo dopo passo e pezzo dopo pezzo dopo essere distrutta da Hitler.
L’abbiamo distrutta, come se volessimo imitare Hitler. Tito riunì un paese
meraviglioso un passo alla volta, un mattone alla volta; e poi siamo arrivati e
l’abbiamo distrutto per interessi personali e imperialisti. Come possiamo
tollerarlo? Perché non possiamo essere soddisfatti? Se un paese pacifico come la
Yugoslavia ha fatto fronte a una tale tragedia, l’Assemblea Generale deve
istituire un’indagine e decidere chi dovrebbe essere processato di fronte alla
Corte Criminale Internazionale.
  Poi c’è la Guerra in Iraq, la madre di tutti i mali. Le Nazioni Unite
dovrebbero indagare anche su quella. Dovrebbe indagare in merito l’Assemblea
Generale, presieduta da Mr. Treki. L’invasione in Irak fu una violazione della
Carta delle Nazioni Unite. Avvenne senza alcuna giustificazione da parte delle
superpotenze con seggio permanente al Consiglio di Sicurezza. L’Irak è un paese
indipendente e membro dell’Assemblea Generale. Come potevano quei paesi
attaccare l’Irak? Come recita la Carta, le Nazioni Unite avrebbero dovuto
fermare quell’attacco.
 Siamo intervenuti nell’Assemblea Generale e abbiamo spinto ad avvalersi della
Carta per fermare quell’attacco. Eravamo contro l’invasione del Kuwait e i paesi
arabi combatterono contro l’Irak al seguito di paesi stranieri nel nome della
Carta delle Nazioni Unite.
  Nlel primo caso la Carta venne rispettata. Nel secondo caso, quando volevamo
avvalerci della Carta per fermare la guerra contro l’Irak, nessuno se ne avvalse
e il documento restò ignorato. Perché fu così? Mr. Treki e l’Assemblea Generale
dovrebbero svolgere indagini per determinare se ci fosse stata ragione alcuna di
invadere l’Irak. Perché le ragioni di quell’attacco rimangono ignote e ambigue e
noi potremmo trovarci di fronte allo stesso destino.
 Perché venne invaso l’Irak?  L’invasione stessa era una seria violazione della
Carta delle Nazioni Unite ed era un torto. Ci fu anche un massacro totale, un
genocidio. Più di un milione e mezzo di iracheni vennero uccisi. Vogliamo
presentare il fascicolo dell’Irak alla Corte Criminale Internazionale (ICC:
International Criminal Court) e vogliamo sotto processo coloro che commisero
l’eccidio contro il popolo iracheno.
 È facile processare Charles Taylor o Bashir o Noriega. Molto facile. Certo, ma
che dire dei responsabili dell’eccidio contro l’Irak? Non possono finire sotto
processo? Non possono finire di fronte alla Corte Militare Internazionale? Se la
Corte non può accogliere le nostre istanze, allora non la possiamo accettare. O
vale per tutti, piccoli e grandi, o non dovremmo accettarlo e quindi rifiutarlo.
 Chiunque commetta un crimine deve essere sotto processo, ma noi non siamo
bestiame, animali da sgozzare per la festa. Abbiamo il diritto di vivere e siamo
pronti a combattere per difenderci. Abbiamo il diritto di vivere con dignità, al
sole e sulla terra. Ci hanno già messi alla prova e l’abbiamo retta.
 Ci sono anche altri argomenti. Perché i prigioneri di guerra iracheni possono
essere condannati a morte? Quando l’Irak venne invaso, il Presidente dell’Irak
venne catturato ed era prigioniero di guerra. Non lo si sarebbe dovuto mettere
sotto processo e non lo si sarebbe dovuto impiccare: lo si sarebbe dovuto
rilasciare alla fine della guerra. Vogliamo sapere perché si sarebbe dovuto
mettere sotto processo un prigioniero di guerra. Chi ha condannato a morte il
Presidente dell’Irak? C’è una risposta alla domanda? Conosciamo l’identità del
giudice che l’ha processato. E chi ha invece messo il cappio attorno al collo
del Presidente nel giorno del sacrificio e l’ha impiccato, quelli portavano la
maschera.
Come è potuto succedere in un mondo civile? Erano prigionieri di guerra di paesi
civili sotto la legge internazionale. Come hanno potuto ministri del governo e
capi di stato essere condannati a morte e impiccati? I membri della corte erano
avvocati o membri di un sistema giudiziario?
  Sapete cosa dice la gente? Dicono che i volti dietro la maschera erano quelli
del Presidente degli Stati Uniti e del Primo Ministro del Regno Unito e che
furono loro a mettere a morte il Presidente dell’Irak.
Perché i boia non calano la maschera? Perché non conosciamo la loro posizione?
Perché non sappiamo se sono ufficiali, giudici, soldati o medici? Come è
possibile che il Presidente di uno Stato Membro delle Nazioni Unite fosse prima
condannato e poi messo a morte? Non conosciamo l’identità dei giustizieri. Le
Nazioni Unite hanno il dovere di rispondere a queste domande: chi ha eseguito la
sentenza di morte? L’esecutore deve avere stato giuridico e responsabilità
pubbliche; dovremmo conoscerne l’identità e sapere della presenza di un medico
ed essere al corrente di tutte le procedure legali. Sarebbe prassi per un
cittadino ordinario, per non parlare del Presidente di uno Stato Membro delle
Nazioni Unite messo a morte in tal maniera.
 Il mio terzo punt sull’Irak ha a che vedere con Abu Ghraib. È stata una
vergogna per l’intera umanità. Io so che le autorità degli Stati Uniti
indagheranno sullo scandalo, ma nemmeno le Nazioni Unite lo debbono ignorare.
L’Assemblea Generale dovrebbe investigare la cosa. I prigionieri detenuti ad Abu
Ghraib erano torturati. Contro di loro si aizzavano i cani. Si stupravano gli
uomini. Non vi sono precedenti nella storia della guerra. Era sodomia, un
peccato senza precedenti, mai commesso prima da altri aggressori o invasori nel
passato. I prigionieri di guerra sono soldati, ma questi vennero stuprati in
prigione da uno Stato, un membro permanente del Consiglio di Sicurezza. Ciò va
contro la civiltà e l’umanità. Non possiamo continuare a tacere: dobbiamo
conoscere i fatti. Anche oggi rimangono ad Abu Ghraib un quarto di milione di
prigioneri iracheni, uomini e donne; e vengono maltrattati, perseguitati e
stuprati. Si deve istituire un’indagine.
  Passando alla guerra in Afghanistan, anche questa va investigata. Perché siamo
contro i talebani? Perché siamo contro l’Afghanistan? Chi sono i talebani? Se i
talebani vogliono uno stato religioso, va bene. Si pensi al Vaticano: forse ci
minaccia? No. È uno stato religioso e molto tranquillo. Se i talebani vogliono
creare un Emirato Islamico, chi ci dice che ciò li renda nemici? Qualcuno
ritiene che Bin Laden sia talebano o afgano? Bin Laden fa parte dei talebani?
No: non è talebano e non è afghano. I terroristi che hanno colpito New York
erano talebani? Erano dell’Afghanistan? Non erano nè talebani nè afgani. E
allora qual era la ragione delle guerre in Afghanistan e in Irak?
            Se sul serio volessi depistare i miei amici inglesi e americani, li
spingerei a mandare altre truppe e a continuare il bagno di sangue. Ma non
avranno mai successo in Irak o in Afghanistan. Guardate cos’è capitato a loro in
Irak, che è un deserto. E ancora peggio tra le montagne dell’Afghanistan. Però
no: io voglio salvare i cittadini inglesi, americani e degli altri paesi che
stanno combattendo in Irak e in Afghanistan. Perciò dico loro: lasciate
l’Afghanistan agli afgani: lasciate l’Irak agli iracheni. Se si vogliono
combattere gli uni gli altri, sono liberi di farlo.
 L’America ha avuto la sua guerra civile e nessuno vi ha interferito. Ci sono
state guerre civili in Spagna, in Cina e in altri paesi in tutto il mondo:
nessun luogo sulla Terra ne è stato immune. E allora che facciano la guerra
civile in Irak.  Se gli iracheni vogliono combattere tra di loro in una guerra
civile, va bene. Chi ha detto che se i talebani formassero un governo
entrerebbero in possesso di missili intercontinentali o di aeroplani come quelli
che hanno colpito New York? Forse che quegli aerei sono decollati
dall’Afghanistan o dall’Irak? No: sono decollati da aeroporti americani. E
allora perché colpire l’Afghanistan? I terroristi non erano afgani né talebani
né iracheni.
 Perché tacere? Non dobbiamo difendere la guerra: e la difende in silenzio
chiunque non dica la verità. Abbiamo preso impegni per la pace e la sicurezza
internazionale. Non vogliamo tradire o deridere l’umanità: vogliamo salvarla.
  Come Presidente dell’Assemblea Generale, Ali Treki dovrebbe aprire un’indagine
sui fascicoli dei casi d’omicidio, oltre che a quelli sui casi di guerra. Chi ha
ucciso Patrice Lumumba e perché? Vogliamo solo scriverlo negli annali della
storia africana: vogliamo sapere come si può assassinare un leader africano
della liberazione. Chi l’ha ucciso? Vogliamo che i nostri figli possano leggere
la storia di come Patrice Lumumba, l’eroe della liberazione congolese, venne
assassinato. Vogliamo conoscere i fatti anche dopo cinquant’anni. Ecco un
fascicolo che andrebbe riaperto.
  E chi ha ucciso il Segretario Generale Hammarskjöld? Chi ha fatto fuoco sul
suo aeroplano nel 1961 e perché?
            Poi c’è l’assassinio del Presidente degli Stati Uniti Kennedy del
1963. Vogliamo sapere chi l’ha ucciso e perché. C’è stato un certo Lee Oswald in
seguito ucciso da un certo Jack Ruby. Perché l’ha ucciso? Jack Ruby, israelita,
uccise Lee Oswald, che aveva ucciso Kennedy. Perché l’israelita uccise
l’assassino di Kennedy? Poi Jack Ruby, l’assassino dell’assassino di Kennedy,
morì in circostanze misteriose prima di poter essere processato. Dobbiamo
riaprire i fascicoli. Il mondo intero sa che Kennedy voleva indagare sul
reattore nucleare israelita di Dimona. Ciò riguarda la sicurezza e la pace
internazionale e le armi di distruzione di masa. Ecco perché dovremmo aprire il
fascicolo.
Poi c’è l’assassinio di Martin Luther King, il reverendo nero attivista per i
diritti umani. Il suo assassinio fu un complotto e noi dovremmo sapere perché
venne ucciso e chi lo uccise.
 Poi Khaliz Wazir (o Abu Jihad), palestinese, venne assaltato. Abitava
tranquillo in Tunisia, uno Stato Membro; e la sovranità di quel paese non venne
rispettata. Non possiamo tacere. Anche se si individuarono sommergibili e navi
lungo la costa della Tunisia, dove venne ucciso, nessuno fu accusato o
processato. Fu ucciso anche Abu Iyad e dovremmo sapere come. Fu ucciso in
circostanze ambigue. Nell’Operazione Fonte di Giovinezza il poeta Kamal Nasser,
Kamal Adwan e Abu Youssef al Najjar, tutti e tre palestinesi, vennero uccisi in
Libano, paese libero e sovrano e membro dell’Assemblea Generale. Vennero presi
d’assalto e uccisi mentre dormivano tranquilli. Dobbiamo sapere chi li ha uccisi
e l’assassino andrebbe processato così che tali crimini contro l’umanità non si
ripetano.
Già abbiamo detto delle dimensioni della forza impiegata nell’invasione di
Grenada (7000 uomini di fanteria, 15 navi da guerra e dozzine di bombardieri) e
il Presidente Bishop venne ucciso anche se Grenada era uno Stato Membro. Questi
sono crimini e non possiamo tacerne. Altrimenti sembreremmo bestie da
sacrificio. Non siamo animali. Anno dopo anno veniamo attaccati. Ci difendiamo,
noi e i nostri figli, e non abbiamo paura. Abbiamo il diritto di vivere e la
Terra non si conquista con la violenza: la Terra è per tutti noi. Non potremmo
mai vivere sulla Terra in tale umiliazione. Ecco le guerre.
 L’ultimo fascicolo è quello dei massacri. In quello di Sabra e Shatila, i morti
sono stati 3000. L’area, sotto la protezione dell’esercito occupante di Israele,
fu il luogo di un massacro enorme e devastante in cui 3000 palestinesi – uomini,
donne e bambini – trovarono la morte. Come possiamo tacere? Il Libano è uno
Stato sovrano. Venne occupato un membro dell’Assemblea Generale, Sabra e Shatila
erano sotto controllo israelita e il massacro ebbe luogo.
  Poi ci fu il massacro di Gaza nel 2008. Ci furono 1000 donne e 2200 bambini
tra le vittime del massacro di Gaza del 2008. Sessanta sedi delle Nazioni Unite
e altre trenta di organizzazioni non governative vennero danneggiate. Cinquanta
cliniche furono distrutte. Quaranta medici e infermieri vennero uccisi mentre
apportavano servizi umanitari. Tutto ciò ebbe luogo a Gaza nel dicembre 2008.
 I colpevoli sono ancora vivi e dovrebbero essere processati dalla Corte
Criminale Internazionale (ICC). Dobbiamo mettere sotto processo solo gli
scagnozzi, i deboli e i poveri dei paesi del terzo mondo e non le figure
politiche importanti? Secondo la legge internazionale, dovrebbero tutti essere
sotto processo per le conseguenze dei crimini commessi. Altrimenti, il ruolo
della Corte Criminale Internazionale (ICC) non sarà mai riconosciuto. Se le
decisioni della ICC non sono rispettate e fatte rispettare, se l’Assemblea
Generale e il Consiglio di Sicurezza non voglion dir niente, allora cosa sono le
Nazioni Unite? Sarebbe come a dire che le Nazioni Unite sono una nullità
insignificante. Dove sono? Non ci sono Nazioni Unite.
  Quindi, anche se la pirateria può essere un fatto di alto mare e una forma di
terrorismo, parliamo della pirateria in Somalia. I somali non sono pirati. I
pirati siamo noi. Noi siamo andati là e ci siamo impadroniti delle risorse
territoriali, del pesce e del patrimonio. Libia, India, Giappone e America o
qualsiasi paese al mondo: siamo tutti pirati. I somali proteggono il loro pesce,
il loro sostentamento. Sono diventati pirati per poter nutrire i loro bambini.
Ora: stiamo affrontando il problema in maniera errata. È in Somalia che dovremmo
mandare le navi da guerra? Dvremmo mandarle ai pirati che hanno attaccato e
conquistato i territori e il patrimonio dei somali e il sostentamento dei loro
figli.
 Ho conosciuto i pirati e ho detto loro che avrei negoziato un accordo tra loro
e la comunità internazionale per il rispetto della zona di pesca di 200 miglia
secondo la legge navale che protegge tutte le risorse marine che appartengono al
popolo somalo e impedisce a tutti i paesi di rovesciare rifiuti tossici sulle
coste somale. In cambio i somali non avrebbero più preso d’assalto le navi. Ci
facciamo carico di redigere e presentare tale trattato internazionale
all’Assemblea Generale. Ecco la soluzione. La soluzione non è nel mandare altre
navi da guerra per combattere i somali; quella non è la soluzione.
  Affrontiamo i problema della pirateria e del terrorismo in maniera errata.
Oggi c’è l’influenza suina. Domani forse ci sarà l’influenza ittica, perché a
volte produciamo virus controllandoli. È una forma di commercio. Le imprese
commerciali producono virus perché si moltiplichino; poi vendono i vaccini:
etica meschina e vergognosa. I vaccini e i farmaci non dovrebbero essere
venduti. Nel Libro Verde io sostengo che le medicine non dovrebbero essere
prodotti soggetti alla commercializzazione. Le medicine dovrebbero essere gratis
e così anche i vaccini per i bambini. Ma le imprese commerciali producono virus
e vaccini a scopo di lucro. Perché non sono gratis? Dovremmo darli gratis e non
venderli. Il mondo intero dovrebbe combattere per proteggere il popolo e creare
e confezionare vaccini e darli gratis a donne e bambini, senza lucrare. Tutti
questi punti sono nell’ordine del giorno dell’Assemblea Generale, che deve solo
fare il proprio dovere.
 La Convenzione di Ottawa sulle Mine Terrestri ne proibisce la produzione; e ciò
è sbagliato. Le mine terrestri sono armi di difesa. Se le colloco lungo il
confine del mio paese e se qualcuno cerca di invadermi verrà ucciso. Ciò è
giusto perché mi stanno invadendo. La Convenzione dovrebbe essere ritrattata.
Non porto quell’arma di difesa verso un altro paese: è il nemico che viene da
me. Nel sito Al-Qadhafi Io chiedo che il trattato venga modificato o annullato.


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