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martedì 5 marzo 2013

LIBIA: Crescente Resistenza contro l’occupazione della NATO e il regime fantoccio del CNT

LIBIA: Crescente Resistenza contro l’occupazione della NATO e il regime fantoccio del CNT

Stephen Lendman Global Research, 24 Gennaio 2012
La Libia occupata non è granché. Libia SOS ha detto che il suo governo “riconosce la presenza delle forze appartenenti a 14 diverse nazionalità nel paese sotto l’ombrello dell’addestramento, assistenza e consulenza.”
A metà gennaio, 12.000 soldati statunitensi inviati a Malta si preparavano ad occupare la Libia. Circa 6.000 o più ora sono di guardia agli impianti petroliferi. Forse contingenti di altre nazioni sorvegliano altri luoghi strategici. I bisogni delle persone non vengono affrontati. Sfruttamento e non aiuto, hanno previsto questo.
Il 5 gennaio, l’Independent di Londra titolava, “I leader della Libia avvertono di una guerra civile dopo gli scontri a fuoco a Tripoli“, che diceva:
Mustafa Abdul Jalil, l’uomo di Washington in Libia, ha commentato che le battaglie tra le milizie rivali hanno lasciato “una scia di morti e feriti.”
Secondo Jalil:
“Ora abbiamo  due opzioni amare. Ci occupiamo di queste violazioni delle brigate con rigore e portiamo i libici al confronto militare, che non accettiamo, oppure ci dividiamo e allora ci sarà la guerra civile. Se non c’è sicurezza, non ci sarà nessuna legge, nessuno sviluppo e niente elezioni“.

In discussione sono gli scontri sul campo, la rabbia che esplode verso i piani del  CNT e le promesse fatte, ora ignorate o violate.
Il 22 gennaio, il New York Times titolava, “Le proteste in Libia scuotono il governo provvisorio“, dicendo:
Il CNT della Libia ha “dovuto affrontare una crisi politica domenica, dopo che i manifestanti avevano saccheggiato i suoi uffici a Bengasi, mettendo in evidenza il crescente disagio nazionale verso la sua leadership e innescando una riorganizzazione in cui il n. 2 del Consiglio direttivo ha dato le dimissioni e diversi membri sono stati sospesi“.
L’avvocato e attivista politico Salwa Bugaighis è preoccupato che le condizioni “peggiorino“.
Domenica scorsa, circa 2.000 manifestanti hanno saccheggiato la sede del CNT di Bengasi. Utilizzando granate, sbarre di ferro e pietre, hanno incendiato il cortile, rotto le finestre, fatto irruzione, saccheggiato gli uffici e affrontato Jalil con rabbia.
Settimane prima, avevano piantato le tende davanti la sede del CNT, protestando sugli sperperi del denaro del governo e  sulle leggi elettorali elaborate segretamente. Secondo l’avvocato Tamer al-Jahani:
Le leggi elettorali non sono state approvate dalle migliaia di libici e non onorare coloro che sono morti per la nostra libertà. Non vogliamo sostituire un tiranno con un altro.”
Tirannia è negli occhi di spettatori. La maggior parte dei libici supportava e supporta ancora Gheddafi. Perché no, in una nazione con il più alto standard di vita in Africa, fino all’arrivo della NATO. Ora, devastata dal caos, è destinata al saccheggio.
Il 22 gennaio, la BBC ha detto che il vice capo del CNT, Abdel Hafiz Ghoga, si è dimesso in seguito alle crescenti proteste contro di lui. “Le mie dimissioni sono per il bene della nazione“, ha detto.
In realtà, temeva per la sua vita, dopo essere stato avvicinato da uomini armati e per due volte battuto, picchiato e definito “mercenario della NATO.”
Notizie contrastanti suggeriscono che Jalil e i funzionari intorno a lui, possano dimettersi per la rabbia verso il loro dominio. Forse lo faranno, se continua a crescere.
Il 23 gennaio, la Libia SOS ha detto che funzionari del CNT si sono incontrati segretamente in una località per adottare nuove leggi elettorali. Il giurista Salwa al-Digheili ha detto che la segretezza era per “ragioni di sicurezza“.
Il 2 gennaio, una precedente bozza era stata rilasciata, provocando rabbia. I cittadini con doppia nazionalità sono stati esclusi dalle liste elettorali. Una quota del 10% del Parlamento alle donne è stata impostata. Le femministe l’hanno definito “offensivo“. Si oppongono a qualsiasi quota.
Il New York Times ha anche riportato le proteste di Misurata, e i piani per le elezioni del consiglio locale “senza la benedizione del (CNT)…
Il portavoce del consiglio di Misurata Mohamed Benrasali ha detto:
Ovunque ci sono stati sit-in e manifestazioni (anti-CNT). (Le persone) l’accusano di mancanza di trasparenza e di inerzia, e di non prendere alcuna azione per la giustizia di transizione, e molti, molti (altri) problemi.”
“Riteniamo che il capo del regime sia cambiato, ma il resto del regime è rimasto.”  “Ci sembra che queste persone non siano diverse da Gheddafi, e parlino solo il linguaggio della forza“.
I critici del CNT si lamentano anche degli abusi più materiali. I servizi di base non vengono ripristinati. Sirte, Bani Walid, e altre aree devastate rimangono in rovina senza programmi di restauro.
Tripoli è ancora violenta. Le milizie regionali la controllano. Giorni prima, delle esplosioni hanno scosso la città. Combattimenti infuriavano intorno il Mitiga International Airport e altre aree.
Il 23 gennaio, The Guardian di Londra intitolava “I fedelissimi di Gheddafi riprendono Bani Walid“, dicendo:
I rapporti hanno detto che almeno quattro persone sono state uccise durante gli scontri” tra le due parti. Molte altre sono rimaste ferite. Secondo la Reuters, “Hanno il controllo della città ora“. Questi e altri scontri mostrano le “prove della debolezza del CNT, incapacità e divisioni interne prima delle presunto elezioni nazionali entro la fine dell’anno.”
Le tribù ribollono e cercando di riorganizzarsi “in una nuova insurrezione ….. i Warfalla di Tripoli e di altrove diffondono messaggi, dicendo:” Abbiamo bisogno di raccoglierci e fare qualcosa. Riuniamoci! Riuniamoci!
Il 20 gennaio, il redattore di Pravda.ru contributore Konstantyn Scheglikov ha intitolato, “La resistenza libica e l’ipocrisia occidentale“, affermando:
I leader della Resistenza parlano della creazione di un governo provvisorio in Libia.” In discussione è la sostituzione dell’illegittimo CNT. Un “governo alternativo è stato lanciato in via temporanea, fino alla completa liberazione della Libia dagli invasori della NATO“.
I comitati popolari li sostituiranno. In discussione vi è la restaurazione della Jamahiriya, lasciando ai libici scegliere i propri leader. I rappresentanti delle potenze occidentali vogliono che tale restaurazione sia soppressa.
Si sono già sparsi in tutta la Libia. Le tribù si stanno unendo per il cambiamento. Affrontano le tattiche del terrore e della disinformazione. La Resistenza continua. I libici vogliono che la repressione occidentale finisca e che la Jamahiriya sia restaurata. Perciò aumenta la lotta per sostenerlo. Ed opera ed è in crescita.
Traduzione di Alessandro Lattanzio

Fonte:http://www.statopotenza.eu/1968/libia-crescente-resistenza-contro-loccupazione-della-nato-e-il-regime-fantoccio-del-cnt

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