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giovedì 28 marzo 2013

SIRIA E LIBIA, UN DESTINO COMUNE

di Marinella Correggia - 26 Febbraio 2012

Due Paesi tra loro assai diversi da un anno condividono una sorte comune. Due sollevazioni basate sulla demonizzazione dei due governi e la santificazione degli oppositori da parte dell'Onu, dei governi e dei media. Un'operazione fatta di menzogne e omissioni

SIRIA E LIBIA, UN DESTINO COMUNE 


Marinella  Correggia Sibia e Liria; possiamo mescolare le sillabe di Siria e Libia. Perché due paesi così diversi da un anno hanno molto in comune. Poco importano le responsabilità dei due governi nazionali. Il copione internazionale ne prescinde. Così come le agende geopolitiche delle potenze esterne coinvolte.


Sibia e Liria. Due sollevazioni che hanno richiesto e richiedono un'incredibile operazione di demonizzazione dei due governi e santificazione degli oppositori, da parte dell'Onu, di tanti governi e dei media, con menzogne e omissioni così da spacciare per "protezione dei civili e dei diritti umani" quella che è un'operazione politico-militare di cambio di regime. In Libia una vera congiura fra più attori - interni e internazionali, governativi e non governativi - radicò nell'inconscio dell'opinione pubblica mondiale la convinzione che Gheddafi e i suoi "mercenari" avessero fatto seimila o diecimila morti civili nei primi giorni di scontri; erano stati in realtà poco più di cento come riconobbe la stessa Amnesty, e distribuiti fra le due parti (con atti efferati da parte dei "ribelli"). Nel caso siriano la conta dei morti e le notizie di ogni genere di massacri e atrocità proviene da fonti di parte ("attivisti dei diritti umani" dell'opposizione, "disertori" ecc.) che i rapporti Onu e i media prendono per buoni, con corredo di video, nomi e circostanze spesso verificatisi falsi e perfino grossolanamente "copiati", a un minimo controllo (vedi il dossier "Guerra mediatica"). Certamente in Siria i civili muoiono, ma come risultato dello scontro fra esercito e oppositori armati. Anche solo la domanda "cui prodest?" induce a ritenere che il governo siriano non abbia convenienza ad attirarsi addosso ancor più le ire del mondo colpendo deliberatamente i civili. Inoltre, sia nel caso libico che in quello siriano, sono definiti "civili disarmati" quelli che invece sono gruppi armati e violenti. In Libia gli unici "civili" (fra virgolette) che la Nato ha davvero difeso sono stati i "ribelli", armatissimi e responsabili di atti molto violenti contro i civili (si pensi all'assedio feroce a Sirte, agli abitanti di Tawergha deportati, ai detenuti torturati e uccisi). In Siria cd "Esercito libero" è responsabile di uccisioni di soldati e civili (ci sono elenchi nominativi documentati) e atti di sabotaggio e terrorismo. Anche a Homs nella fase attuale. Questo è sottolineato anche dal rapporto degli Osservatori della Lega Araba che per questa ragione Arabia Saudita e Qatar hanno occultato.

Sibia e Liria. Due sollevazioni armate, violente ed eterodirette, incuneatesi nella "primavera araba". Le loro componenti maggioritarie sembrano eterodirette: appoggi internazionali (vedi oltre), ruolo degli espatriati nell'avviare la protesta (e nel dirigerla quanto al caso del Consiglio nazionale siriano), perfino presenza di combattenti stranieri, dai jihadisti libici a quelli che giungono dall'Iraq (come ha affermato il ministro dell'interno iracheno), direttamente ad Al Qaeda secondo quanto riferito al Congresso Usa dal direttore della National Intelligence Usa James Clapper. L'Occidente si prepara a fare da aviazione ad Al Qaeda come in Libia? Come nel caso libico e in precedenza in Afghanistan, in Siria Occidente/petromonarchie e Al Qaeda/islamisti lavorano insieme ognuno contro il comune nemico (Bashar al Assad), sperando di avere la meglio gli uni sugli altri in seguito. I gruppi armati sono responsabili di uccisioni di molti civili e militari e di sabotaggi. Sgozzamenti stile Al Qaeda sono stati mostrati in un video dai combattenti anti-governativi all'inviato della Bbc a Homs.

Sibia Liria. Due sollevazioni le cui componenti maggioritarie chiedono (e nel caso della Libia hanno ottenuto) l'intervento armato estero diretto. "Se il mondo ci abbandona dichiareremo la Jihad" ha dichiarato un ufficiale del cosiddetto Esercito siriano libero Abdel Razzak Atlas a Jonathan Littell di Le Monde.

Sibia e Liria. Due sollevazioni le cui componenti maggioritarie hanno goduto e godono del totale appoggio da parte dell'Occidente e delle petromonarchie del Golfo, con il pretesto del sostegno alla democrazia e della protezione dei civili. Nel caso libico ci fu un'alleanza armata diretta, con bombardamenti Nato/Qatar e invio di armi e commandos. Nel caso siriano (per ora) c'è un sostegno indiretto tramite finanziamenti, forniture di armi e consiglieri all'opposizione. Mentre la Turchia offre la base logistica alla Free Syrian Army, sembrano confermate le indiscrezioni circa il ruolo delle forze speciali britanniche, francesi, giordane e del Qatar che nella base turca di Iskenderun addestrano i combattenti dell'ELS insieme ai militari di Ankara. Da tempo l'opposizione siriana ottiene quotidianamente partite di armi. Il sospetto di eterodirezione è più che un sospetto. L'ingerenza esterna ha fomentato gli scontri e impedito la riconciliazione e l'avvio di un percorso di pace senza interferenze.

Sibia e Liria. Due sollevazioni di fronte alle quali la frase "manifestanti inermi uccisi da un regime che massacra il suo stesso popolo" accomuna il segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon con l'ultimo militante della "sinistra umanitaria" occidentale. Uniti ieri nella demonizzazione di Gheddafi, oggi nel biasimare Cina e Russia che in sede di Consiglio di Sicurezza dell'Onu hanno posto due volte il veto a una risoluzione proposta dall'Occidente e dai petromonarchi e fatta apposta per permettere un intervento armato "umanitario" in Siria sulla falsariga di quello in Libia. Il 16 febbraio una nuova alleanza si è delineata: all'Assemblea dell'Onu, Russia e Cina e altri 9 paesi - i cinque paesi dell'Alleanza Bolivariana per l'America-Alba, Venezuela, Cuba, Ecuador, Bolivia, Nicaragua, e poi Iran, Bielorussia, Zimbabwe, Corea del Nord - oltre ovviamente alla Siria sono stati gli unici al mondo a votare contro una risoluzione proposta dall'Arabia Saudita, che condanna le sole violenze governative e propone l'appoggio all'opposizione siriana in nome della protezione della popolazione. Ricordiamo che i paesi dell'Alba sono stati protagonisti, sia nel caso della Libia che in quello della Siria, di proposte di pace e mediazione, accettate anche dai due governi interessati ma del tutto boicottate dalle opposizioni armate libica e siriana e dalla "comunità internazionale".

Sibia e Liria. Due sollevazioni in grado di frammentare i rispettivi paesi e farli piombare in un inferno armatissimo governato di fatto da milizie e gruppi contrapposti. In Libia è già successo.

Sibia e Liria. Due sollevazioni contro due governi laici e tradizionalmente non allineati, nel contesto di un mondo arabo completamente islamizzato (un islam che sul piano economico e politico è alleato dell'Occidente).

Sibia e Liria. Due sollevazioni la cui parte maggioritaria vuole smantellare lo stato, cambiando financo la bandiera stessa del paese (Libia: da quella verde della Jamahiryia a quella a strisce rosso, verde e nero con stella e mezzaluna della monarchia pre-1969. Siria: dal bianco-rosso-nero con due stelle al verde-bianco-nero con tre stelle).

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