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mercoledì 22 maggio 2013

La legge sull' isolamento politico in Libia.

15 maggio 2013


Il 5 maggio il Congresso generale nazionale libico ha adottato la legge sul cosiddetto “isolamento politico”. Il provvedimento, adottato con 164 voti a favore contro 4 contrari, esclude dalle cariche pubbliche figure accusate di aver servito il regime di Gheddafi. L’ultima versione del progetto di legge, pubblicato sul sito web del Congresso prima della sua approvazione in aula, specificava che il provvedimento avrebbe interessato chiunque avesse ricoperto un incarico ufficiale dal 9 settembre 1969, primo giorno di Gheddafi al potere, fino alla fine dell’intervento armato in Libia autorizzato dalle Nazioni Unite, il 23 ottobre 2011.
L’articolo 1 del progetto di legge individua 23 categorie di incarichi nell’amministrazione civile e militare che saranno oggetto di indagini da parte di un’apposita commissione, la ex Commissione per l’integrità e il patriottismo ribattezzata Alta Commissione per l’applicazione dei criteri per occupare cariche pubbliche. La legge vieta agli ex funzionari di occupare una qualsiasi carica di governo o appartenere ad un partito politico. Sarà anche vietato loro di ricoprire ruoli di leadership nelle imprese statali del paese, come la National Oil Corporation, la compagnia petrolifera di Stato, così come nella polizia e l’esercito, le università e gli organi giudiziari. Il comitato incaricato di applicare la legge dovrebbe iniziare i lavori il 5 giugno 2013.
Come suggerisce Sarah Leah Whitson, direttore della sezione Medio Oriente e Africa di Human Rights Watch (Hrw), i libici hanno il diritto di pretendere che i funzionari che hanno abusato della loro posizione sotto il regime di Gheddafi siano rimossi e inibiti dal ricoprire cariche pubbliche in futuro, ma l’adozione di questa legge rischia di abbattersi come una scure sulla nuova classe politica libica. Il provvedimento andrà infatti a colpire indistintamente chiunque abbia ricoperto un incarico nell’amministrazione civile e militare durante i 42 anni di regime del Colonnello, indipendentemente dal fatto che abbia commesso o meno crimini e violazioni. La legge rischia di rispondere più a considerazioni basate sul desiderio di vendetta e ragioni personali che di effettiva utilità.
Tra i silurati illustri figurerebbero, oltre a un certo numero di ministri e di membri del parlamento, l’attuale presidente del Congresso e Capo provvisorio dello Stato, Mohamed al-Megaryef, che è stato ambasciatore in India sotto il regime di Gheddafi fino al 1980 e Mahmoud Jibril, presidente dell’Ufficio per lo sviluppo economico nazionale fino all’inizio del 2011 e poi premier ad interim del Consiglio nazionale di transizione e ora leader dell’Alleanza delle forze nazionali, il più grande blocco parlamentare libico.
Un ulteriore limite ravvisato da Hrw nel provvedimento è l’assenza di reali garanzie per coloro che vogliano impugnare la decisione della Commissione sull’inibizione dai pubblici uffici. In più, il 9 aprile scorso il Congresso ha adottato una modifica al Patto costituente, la Costituzione provvisoria della Libia, che di fatto rende la legge sull’Isolamento politico immune al controllo giurisdizionale una volta adottata dal Congresso.
Ad essere controverso è poi il contesto nel quale è avvenuta l’adozione della norma. Dal mese di marzo, la sede del Congresso è stata ripetutamente presa d’assalto da miliziani armati che invocavano l’approvazione della “legge sull’isolamento politico”. La situazione è poi degenerata il 28 aprile quando centinaia di miliziani armati hanno circondato le sedi di diversi ministeri nella capitale libica, bloccando di fatto le loro attività. La loro protesta è proseguita anche dopo l’emanazione del provvedimento. Tra le loro richieste ci sono infatti le dimissioni del primo ministro , finito sotto il tiro dei miliziani sia per essere stato un diplomatico durante il regime del Colonnello che per aver lanciato una campagna per liberare Tripoli e la Libia, dalle milizie armate non autorizzate. Zeidan ha però rilanciato, annunciando un rimpasto di governo per uscire dalla crisi.

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