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lunedì 5 agosto 2013

Ridateci indietro le nostre vite.

Ridateci indietro le nostre vite. Choucha, manifestazioni dei rifugiati (Tunisia, aprile 2013)
“Unhcr non e’ un’agenzia di viaggio” e’ il laconico commento di Ursula Aboubacar, rappresentante dell’ Alto Commissariato per i rifugiati in Tunisia chiudendo di fatto ogni porta alla richiesta dei rifugiati e dei diniegati di Choucha che i loro dossier vengano riesaminati.
Choucha, campo rifugiati in mezzo al deserto tunisino, nove chilometri dalla frontiera di Ras-Jadir, attraversata nel 2011 da circa 1 milione di persone in fuga da conflitto libico: nel campo, aperto alla fine del febbraio 2011 per accogliere libici e “third-country nationals”, oggi dopo il picco record di 22000 presenze nel marzo del 2011 rimangono circa 900 persone, di cui 230 “diniegati” della protezione internazionale da Unhcr e divenuti di conseguenza “migranti economici”, ovvero migranti irregolari, sul territorio tunisino. Altri 150 si trovano invece nella paradossale situazione di essere rifugiati sulla carta e scartati nei fatti: ufficialmente sono stati riconosciuti “rifugiati” ma sono stati esclusi dal meccanismo che prevede il reinsediamento in un Paese terzo (resettlement). Il che significa, anche per loro, assenza di ogni protezione e diritto, visto che la Tunisia non ha fino a oggi una politica di asilo.

Da quando all’inizio della scorsa estate sono arrivati i primi dinieghi, Unhcr ha cominciato a ripartire il campo tra l’area “ufficiale” riservata ai rifugiati e la zona delle tende dei diniegati. Dalla fine del mese di ottobre questo “invito” a lasciare il campo si è tradotto nella cessazione della distribuzione dei pasti ai richiedenti asilo diniegati e, di fatto, anche nel divieto di accesso alle cure mediche. Senza uno spazio previsto per loro, e soggetti di “non competenza” per Unhcr ma controllati nei loro spostamenti in Tunisia (i loro passaporti sono ancora detenuti dall’Alto Commissariato) da mesi i diniegati del campo di Choucha protestano contro la decisione di Unhcr, pretendendo che a tutti i richiedenti asilo provenienti dalla Libia venga garantita la protezione internazionale. “We have the same rights of everyone who fled the Libyan war” recitano gli striscioni esposti dai diniegati durante il sit-in di fronte alla sede di Unchr e per le strade della capitale, iniziato lo scorso 27 gennaio e durato una settimana. E visto che l’Alto Commissariato si è limitato a ribadire che i dossier sono definitivamente chiusi, si sono rivolti all’Unione Europea, senza che tuttavia nessun impegno sia stato preso da parte delle istituzioni comunitarie. La scena si è ripetuta a un mese e mezzo di distanza, quando i diniegati sono tornati a Tunisi in occasione del Social Forum mondiale, in realtà dopo essere state bloccati nella cittadina di Ben Guerdane dalle forze di polizia tunisine. Per tutta la durata del Forum i diniegati hanno stazionato all’ingresso del campus di El-Manar, luogo dello svolgimento dell’incontro mondiale, cercando di sfruttare la vetrina mediatica del Forum, unica possibilità perché all’Alto Commissariato giungano pressioni esterne.
Arrivati anche loro nei giorni del Forum, i rifugiati non reinsediati hanno invece scelto di intraprendere uno sciopero della fame, iniziato il 26 marzo, con cui domandano di essere mandati altrove, rifiutando categoricamente di restare in Tunisia che, dichiarano, resta un Paese non sicuro per i rifugiati. La protesta dei non-reinsediati era iniziata davanti all’ufficio di Unchr di Zarzis, il 27 febbraio, quando una trentina di eritrei ha manifestato contro la propria esclusione dal programma di reinsediamento, riservato a coloro che sono arrivati a Choucha prima del dicembre 2011. Il 17 marzo sono stati invece i rifugiati palestinesi a entrare in sciopero della fame, anch’essi senza un Paese di destinazione.
L’impasse esistenziale, prima ancora che giuridica, in cui si trovano diniegati e rifugiati-scartati, si associa a una scadenza temporale ben precisa, oltre cui nemmeno le tende del campo saranno più uno spazio in cui stare: giugno 2013, questa la data di chiusura del campo fissata da Unhcr. Nel frattempo, l’Alto Commissariato cerca di gettare la palla al governo tunisino, spingendo perché’ questo adotti una politica d’asilo e si faccia carico dei rifugiati senza spazio. “We fled from the Libyan crisis, give us back our lives” ripetono rivolgendosi all’Alto Commissariato per i rifugiati, che delle loro vite decide se avranno uno spazio in cui stare, e a quei Paesi che la guerra in Libia l’hanno fatta.
(Martina Tazzioli, aprile 2013)
- Blog dei rifugiati di Choucha:
http://voiceofchoucha.wordpress.com/
- Ultimo appello congiunto di diniegati e rifugiati non reinsediati (8 aprile)
http://voiceofchoucha.wordpress.com...
- Resoconto dei rifugiati dopo manifestazioni al Forum mondiale:
http://voiceofchoucha.wordpress.com...
- Video:

B) SCIOPERO DELLA FAME RIFUGIATI NON REINSEDIATI
- video dal sit-in (settimo e nono giorno sciopero):
https://www.facebook.com/photo.php?v=140702419445670&set=vb.118627034982377&type=2&theater
https://www.facebook.com/photo.php?...
https://www.facebook.com/refugees.s...
C) MANIFESTAZIONI DURANTE IL FORUM
-manifestazione di apertura:
https://www.facebook.com/photo.php?...
https://www.facebook.com/photo.php?...
https://www.facebook.com/photo.php?...
https://www.facebook.com/photo.php?...
http://www.google.it/search?q=chouc...
http://voiceofchoucha.files.wordpre...
http://voiceofchoucha.files.wordpre...
- video della protesta dei diniegati a Tunisi durante il forum:
http://www.youtube.com/watch?v=Z2cK...
D) SIT IN DI PROTESTA A TUNISI. FEBBRAIO 2013
- Dichiarazione dei rifugiati dal sit-in fatto a Tunisi nel mese di febbraio davanti alla sede di Unhcr
http://voiceofchoucha.wordpress.com...
- video del sit-in e della protesta




-foto di Alessandro Vecchi:
http://alevecchi.com/choucha_sit-in/

Fonte:http://www.storiemigranti.org/spip.php?article1049

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