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mercoledì 29 gennaio 2014

In Libia si combatte per la Libertà

21 gennaio 2014
In Libia si combatte per la Libertà, con le bandiere verdi, al grido di Viva Gheddafi!

Dopo aver assassinato il suo “alleato” Gheddafi, l’Italia di Napolitano & altri straccioni tenta di riprendersi il suo posto al sole in Libia, provando a comprarsi gli attuali fantocci che la NATO ha messo al potere a Tripoli nel 2011. Perciò all’inizio di gennaio, 341 militari libici vengono addestrati dall’Esercito italiano a Cassino, nel quadro dell’Accordo di cooperazione Italia-Libia per la “formazione di reclute provenienti dalle regioni di Tripolitania, Cirenaica e Fezzan”, allo scopo di ricostruire le forze armate “libiche”. Inoltre, è presente in Libia la Missione Italiana in Libia (MIL) che “ha il compito di organizzare, condurre e coordinare le attività addestrative, di assistenza e consulenza nella Difesa”. L’addestramento condotto in Libia è gestito dai carabinieri della MIL, che si occupano anche dell’addestramento degli agenti di polizia libici.
Altri militari libici vengono addestrati a Vicenza, presso la scuola per le forze di polizia africane e asiatiche, controllata dai Carabinieri, e presso la Scuola del Genio dell’Esercito di Velletri (Roma), sulle “tecniche di bonifica degli ordigni esplosivi convenzionali” e la manutenzione dei 20 blindati FIAT “Puma” ceduti ai libici il 6 febbraio 2013.

A fine ottobre, “Tripoli” annunciava l’accordo con Roma e la Selex ES di Finmeccanica per installare un sistema di sorveglianza radar lungo le coste e le frontiere libiche, soprattutto nel Fezzan, dove operano anche i droni italiani Predator del 32° Stormo di Sigonella e Trapani-Birgi, che sorvegliano i confini meridionali della Libia. Intanto, questo 18 gennaio, proprio nella capitale del Fezzan, Sabha, l’eroica resistenza verde -jamahiriyana gheddafista- occupava due basi militari e il vicino aeroporto di Taminhant, che veniva poi bombardata da aerei della NATO (la Libia non ha più un’aviazione). La situazione nel sud ha aperto la porte ai fedeli di Gheddafi, cogliendo l’opportunità di attaccare la base aerea militare di Taminhant”, lo afferma “il capo del governo-fantoccio di Tripoli il signor topo di fogna Ali Zaydan” che così, alla TV, confermava che la resistenza jamahiriyana era entrata a Sabha, una città a 770 chilometri a sud di Tripoli. Il Signor Zaydan inviava il suo ministro della Difesa a Misurata a chiedere l’aiuto dei locali mercenari islamisti per reprimere l’insurrezione a Sabha. Infine, le forze antimperialiste libiche, animate dalla eroica Resistenza verde jamahiryana gheddafista, manifestavano anche ad Aghedabia, Marsa al-Braga, Ras Lanuf, Saluq e Tobruq ed occupavano civilmente il cimitero italiano di Tripoli. Per dire a questa italietta miserabile e stracciona quello che non potrà mai capire?. Italietta miope: velENI e vigliaccheria!.

@terraeliberazione

LA JAMAHIRYA LIBICA SOCIALISTA POPOLARE NON SI ARRENDERA’ MAI!



LETTERA A TERRAELIBERAZIONE DALLA R/ESISTENZA LIBICA.

Il Sud della Libia rialza la Bandiera Verde: l’aviazione del Governo di Tripoli da tre giorni bombarda la popolazione. Il silenzio dei media sulle vittime civili. Nuri Ahusain, responsabile degli studenti libici per la Jamahiria, attualmente a Perugia, riferisce le drammatiche notizie che arrivano dalla propria città SABHA, capitale della grande regione del Fezzan, nel sud della LIbia, dove risiede la famiglia.

“Gli scontri intertribali che hanno caratterizzato gli scorsi mesi si sono trasformati in una sollevazione pro-Jamahiria contro i seguaci del governo di Tripoli, arrivato al potere con l’appoggio della NATO, e che ora sta bombardando indiscriminatamente la popolazione civile. Da un mese in Sabha, capitale della regione del Fezzan, nel Sud della Libia, erano in corso scontri fra la tribu Tubu e la tribù Uggeche. Questa tribù era composta dagli elementi che comandavano al tempo della monarchia filo-inglese prima della rivoluzione nazionale di Gheddafi: questo gruppo Uggeche è ritornato in auge dopo la caduta della Jamahiria. Le milizie filo-governative comandate da Swlad Sliman si sono rese responsabili di gravi violenze durante questi mesi, macchiandosi di omicidi di politici avversari e di qualsiasi oppositore. In questi giorni la sollevazione ha cambiato nettamente colore: le tribù antigovernative si sono riunite in unico schieramento che si riconosce nella Jamahiria e nella Bandiera Verde. In pochi giorni sono cadute sotto il controllo del fronte per la Jamahiria, la stessa capitale regionale Sabha, A questo punto sono iniziati bombardamenti indiscriminati da parte di aerei governativi, probabilmente con equipaggi misti, piloti libici e dell’Emirato del Qatar, e forse anche turchi. I bombardamenti hanno colpito la capitale regionale Sabha sui quartieri di Al Fath, Grad e Al Nastri, e città come Al Mancia. Viene colpita la popolazione civile, compresi donne e bambini. Totalmente assente la televisione e la stampa internazionale che nella guerra contro la Jamahiria innondava il mondo di immagini e notizie a senso unico. Per difendere la popolazione, nelle ultime ore è stato compiuto un attacco contro la base aerea da dove partivano le incursioni. Sotto il bombardamento sono morte 75 persone ed altre 200 sono rimaste ferite. In queste ore giungono notizie che le milizie governative stanno attaccando Sawani bin Adam alle porte di Tripoli dove era stata alzata la bandiera Verde alla notizia che Sabha era tornata nella Jamahiria.”

Nuri Ahusain

Fonte: http://terraeliberazione.wordpress.com/2014/01/21/in-libia-si-combatte-per-la-liberta-2/

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