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lunedì 11 agosto 2014

Libia, “Non aspettatevi niente di buono per il futuro”

5 agosto 2014
Varvelli spiega il caos libico: in Parlamento solo candidati indipendenti, nessuna forza politica
Silvia Favasuli

Se potesse rispondere solo Sì o No e gli chiedessero: «Il nuovo Parlamento libico risolverà la situazione?», lui risponderebbe un secco No. Arturo Varvelli, ricercatore Ispi e uno dei principali esperti in Italia di Libia, è convinto che nemmeno questi nuovi deputati (ieri la prima seduta a Tobruk) possano risollevare le sorti di un Paese crollato nel caos totale.

La Libia è il Paese dei continui e violenti scontri tra milizie ribelli all’aeroporto di Tripoli. Del ritiro dei diplomatici delle ambasciate occidentali. Dell’allarme lanciato solo pochi giorni fa da Abdul Rauf, capo della Commissione per le crisi e le emergenze del ministero della Sanità di Tripoli: «Il sistema sanitario rischia il collasso totale». In una Nazione che non è più nazione, la notizia che ieri, 4 agosto, il Parlamento ha eletto il Presidente della Camera non scalda granché. Non dà nessuna speranza. «Togliamoci subito l’idea che questo Parlamento possa cambiare qualcosa», interrompe Varvelli dopo pochi minuti di conversazione telefonica. «La Libia è in stato di anarchia e le istituzioni non hanno potere reale perché sono prive dell’uso della forza, ancora nelle mani di centinaia di milizie ribelli».

Come se non bastasse, la Libia - così divisa e caotica - ha introdotto una legge elettorale che elimina di fatto le forze politiche e chiede ai candidati alle elezioni di presentarsi individualmente. Il Parlamento che si è riunito ieri a Tobruk per la prima volta è il risultato di questa scelta, quella che toglie ogni residuo di speranza a molti analisti. Ecco cosa ci ha spiegato Arturo Varvelli in questa intervista.

Quali sono le forze politiche presenti in questo nuovo Parlamento, e cosa propongono?
È una domanda cui è difficile rispondere perché il Parlamento non è stato eletto su base partitica, ma è formato da singoli candidati indipendenti, ciascuno dei quali ha ottenuto il maggior numero dei voti nella circoscrizione territoriale in cui si è presentato. È una sorta di maggioritario secco. Il primo che arriva prende il seggio. Per questo è difficile dire quali idee politiche prevalgono. I quotidiano titolano dicendo che hanno vinto i liberali perché guardando ai nomi dei vincitori credono di poter dire che ci sia una maggioranza relativa di moderati, di personalità di impronta liberale. Nel 2014 si è votato con una legge elettorale diversa rispetto a quella delle elezioni del 2012. In quel caso, su 200 seggi parlamentari, 80 erano riservati ai rappresentati di forze politiche. Gli altri 120 erano lasciati a candidati indipendenti. Nel 2014 la distribuzione di seggi è avvenuta su base del tutto indipendente e non sulla base dell’appartenenza a un partito o a una coalizione politica.

Perché è stata introdotta questa modifica? Per essere più vicini alla struttura tribale del Paese?
Molti dicono che è stato fatto per aderire alla struttura tribale. Ma è più che altro una scusa. In realtà la nuova legge elettorale è stata introdotta per limitare la Fratellanza musulmana, che in Libia è meno radicata sul territorio rispetto ad altri Paesi e quindi non trae vantaggio da un maggioritario. La possibilità di presentarsi come partito, invece, le avrebbe permesso di catalizzare più voti. La Fratellanza costituisce una minaccia anche se non ha vinto le elezioni parlamentari del 2012. Infatti, si è dimostrata capace di convincere molti deputati indipendenti del vecchio Parlamento (già vicini a posizioni islamiste) e di rovesciare di fatto l’esito delle elezioni.

Come faranno a eleggere un nuovo premier?
Ci saranno consultazioni su consultazioni, finché i singoli deputati non saranno tutti d’accordo sullo stesso nome. L’assenza di formazioni politiche renderà tutto più lento, credo. Anche se in realtà il Presidente della Camera è stato eletto già ieri durante la prima seduta. Quello che sappiamo è che i deputati più vicini ai Fratelli Musulmani, una trentina, non si sono presentati in aula e non hanno partecipato al voto. È possibile quindi ipotizzare che ci sia un gruppo di 150, 160 parlamentari piuttosto omogenei e secolaristi.

Questo nuovo Parlamento garantirà un futuro migliore alla Libia?
Togliamoci subito l’idea che questo Parlamento possa cambiare qualcosa. La Libia è in stato di anarchia e le istituzioni non hanno potere reale perché sono prive dell’uso della forza, ancora nelle mani di centinaia di milizie ribelli.

Quante sono queste milizie, e perché hanno ancora così tanto potere?
Si tratta di gruppi che sono stati armati durante la guerra civile libica del 2011 contro Gheddafi. Dagli occidentali, dagli arabi: ognuno in quell’occasione ha armato le sue fazioni. Dopo la caduta di Gheddafi non hanno deposto le armi. E si sono creati centri autonomi di potere. I diversi governi che si sono succeduti in passato hanno cercato di portarle sotto il potere delle istituzioni statali, ma non ci sono riusciti. A un gruppo hanno detto di far capo al ministero dell’Interno, all’altro al ministero degli Esteri e così via. I gruppi rispondevano di sì, prendevano i finanziamenti statali, ma non hanno mai smesso di rispondere anche agli ordini dei capi locali. Nessuno di fatto è stato capace di disarmarli e non lo faranno nemmeno in futuro. Mantengono un controllo sul territorio a macchia di leopardo.

Quali sono i principali gruppi?
La situazione delle milizie in questo momento riflette quella politica, con una forte polarizzazione tra forze islamiste e secolariste. Nella Cirenaica, ad esempio, lo scontro è tra Ansar al Sharia, un gruppo islamico radicale responsabile dell’uccisione dell’ambasciatore statunitense Chris Stevens nel 2012. E le milizie del Generale Haftar, intenzionato a ripulire la Libia dagli islamisti radicali. Si crede che Haftar abbia l’appoggio dell’Egitto e dei servizi segreti occidentali
Ci sono poi le milizie di Misurata, vicine ai Fratelli Musulmani, e quelle di Zintan, vicine all’Alleanza Nazionale di Jibril, secolarista già a capo del governo provvisiorio libico, il Cnt. Da tre settimane le milizie di Misurata combattono contro quelle di Zintan per il controllo dell’aeroporto di Tripoli.

Che ne è della Cirenaica e delle sue spinte indipendentiste?
Al momento sono sopite. La Cirenaica ora è “alleata” con le forze laiche, presenti in maggioranza nel nuovo Parlamento. Tanto che la prima seduta di ieri si sarebbe dovuta tenere a Bengasi (capoluogo della Cirenaica, ndr) e solo per ragioni di sicurezza è stata trasferita a Tobruk.

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Per approfondire e conoscere di più il background libico, vi consigliamo questa scheda preparata dall’ispi in occasione delle elezioni parlamentari del 25 giugno: il contesto politico, la legge elettorale 2014, sicurezza e minoranze etniche.

preso da: http://www.linkiesta.it/cosa-sta-succedendo-in-libia

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