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sabato 16 agosto 2014

Libia: piccole notizie di ordinaria follia

Libia: atterrati a Pisa gli ultimi italiani, 'nel Paese regna il caos'

Le testimonianze di chi torna. A Misurata meglio che a Tripoli
07 agosto, 19:42

(ANSAmed) - PISA - ''Non era più possibile restare, la Libia è un Paese fantasma con appena 3-4 ore di erogazione di energia elettrica al giorno e con la guerra tra le milizie che impazza a Tripoli. Ho temuto per la mia vita. Per fortuna abbiamo avuto una magnifica assistenza da parte della Farnesina e ci hanno riportato in Italia''. Lo ha detto Donato Giovannini, ingegnere di Sansepolcro (Arezzo), ma da tempo residente a Milano, appena sbarcato a Pisa dal volo dell'aeronautica militare che lo ha riportato a casa. ''Ero in Libia da 57 giorni e ho girato 91 Paesi nel mondo per il mio lavoro - ha aggiunto - ma adesso la situazione era davvero diventata insostenibile. Per fortuna l'assistenza dell'ambasciata italiana è stata perfetta. Ci contattavano 3-4 volte al giorno. Chapeau''.

Giovannini ha poi sottolineato che la situazione è sempre più critica ''anche perché la Libia è un Paese paralizzato, le banche non funzionano, i terminal petroliferi vengono quotidianamente distrutti e dunque non c'è disponibilità di carburante, mancano pane e viveri anche se la popolazione locale è splendida e coloro che non sono invischiati nelle milizie, ti offrono anche quel poco che hanno''. ''Ma non era più possibile restare - ha concluso - ho avuto paura per i bombardamenti, perché sentivamo fischiare i razzi durante le riunioni in ufficio. Colpivano gli edifici vicini al nostro, penso che i morti siano molti di più di quelli che dicono le cifre ufficiali. La Libia rischia di diventare come l'Afghanistan degli anni scorsi: è una guerra senza quartiere, casa per casa, tra i jhiadisti e gli islamici moderati''.

Sul campo opera da mesi l'unità di crisi del ministero degli Esteri che ha contattato tutti i nostri connazionali e organizzato i rimpatri assistiti insieme alla 46/a Brigata aerea di Pisa. Con il volo atterrato nella serata di giovedì all'aeroporto militare di Pisa, si sono concluse le operazioni di rimpatrio degli italiani condotte dal ministero degli Esteri insieme alla 46/a brigata aerea che ha messo a disposizione i suoi velivoli. Sono 150 quelli tornati a casa nell'ultimo mese con cinque voli speciali organizzati dalla Farnesina e dalla Difesa che hanno fatto scalo proprio all'aeroporto Dall'Oro. Altrettanti gli stranieri, per lo più europei, che con gli stessi aerei hanno lasciato Tripoli.

Su uno dei voli di oggi c'era anche Alberto Capellini, ingegnere meccanico milanese che si trovava per lavoro nella zona di Misurata: ''Lì non c'è il caos di Tripoli - ha detto - e forse si poteva anche restare, ma abbiamo preferito accogliere il suggerimento della Farnesina di rientrare. Da due mesi lavoro in Libia e non mi sono mai sentito in pericolo''. (ANSAmed).

Fonte:http://www.ansa.it/ansamed/it/notizie/stati/libia/2014/08/07/libia-italiano-rimpatriato-paese-e-paralizzato-e-nel-caos_97e2c235-0394-4362-b95d-70e22e2d10e5.html

Libia, assaltato pullman di giornalisti
Brutta esperienza in Libia per un’equipe di giornalisti dell’agenzia di stampa britannica “Reuters” e un inviato dell’emittente televisiva “Phoenix” di Hong Kong. Il gruppo di cronisti stava cercando di raggiungere la frontiera tunisina a bordo di un bus-navetta messo a disposizione dal loro hotel di Tripoli. Arrivato a Zuwarah, un centinaio di chilometri a ovest della capitale libica, però, subito dopo aver superato un posto di blocco, il pulmino è rimasto intrappolato in una lunga fila di veicoli che attendevano di fare benzina a una stazione di rifornimento. Uno dei giornalisti si è sporto per filmare la scena provocando la reazione di una cinquantina di persone, alcune delle quali armate di coltelli e pistole. La folla ha forzato la porta del bus, e solo l’intervento dei militari del posto di blocco – che hanno sparato in aria – è valso ad evitare il peggio; i giornalisti sono poi stati riaccompagnati sotto scorta a Tripoli. Un giornalista della Reuters, che si trovava a bordo, ha raccontato che l’attacco subito riflette la rabbia dei libici per la mancanza di petrolio e per la campagna di bombardamenti contro il governo di Gheddafi, mentre i media di Stato riferiscono che i giornalisti stranieri travisano la realtà.
Fonte: http://www.adginforma.it/prima-pagina-mainmenu-14/giornalismo-mainmenu-47/2168-libia-assaltato-pullman-di-giornalisti.html

Cosa dire? il popolo libico sa chi sono i colpevoli, e presto farà piazza pulita.

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