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lunedì 19 gennaio 2015

Libia, un Paese sull’orlo del disfacimento

Di Emanuele Vena | 15.01.2015 09:07 CET

A meno di quattro anni dall'intervento NATO, che ha portato alla rimozione del leader Muammar Gheddafi, la situazione della Libia non sembra mostrare segnali di miglioramento. Al contrario, l'inasprimento delle tensioni interne nonché dell'emergenza umanitaria, in aggiunta alla profonda crisi economica, sta spingendo il Paese sempre più sull'orlo del baratro.


La situazione interna, innanzitutto. Con la fine dell'era Gheddafi, la Libia è diventata preda di amministrazioni rivali, in continua lotta per il controllo del potere dell'intero Paese. Lo scontro tra il fronte islamista e il governo ufficialmente riconosciuto dall'Occidente ha prodotto la movimentazione forzata di quasi mezzo milione di cittadini libici, con ben centomila persone in fuga nei Paesi limitrofi, secondo le stime ONU


Allo smarrimento va aggiunto il problema umanitario. Come sottolineato da Antoine Grand, capo della delegazione della Croce Rossa in Libia, va registrata la carenza di medici ospedalieri, oltre alla fuga degli stranieri ed alla scarsità di acqua e carburante. Senza dimenticare l'aumento del prezzo del cibo e le difficoltà nel ritirare denaro agli sportelli bancari.

La crisi economica è evidente se si fa riferimento al petrolio. Il crollo del prezzo e della produzione - spiega Grand - unito alla battaglia delle diverse fazioni politiche per il controllo delle risorse naturali, rende lo Stato impossibilitato a garantire il pagamento di salari, sussidi e sostegno per beni e servizi di prima necessità, a partire proprio dal servizio ospedaliero. Un'emergenza che colpisce inevitabilmente innanzitutto le fasce più deboli, come i bambini, stressati dal conflitto e impossibilitati a frequentare regolarmente gli istituti scolastici.

Il quadro generale è decisamente preoccupante, specie se si considera il suo livello di coinvolgimento con problemi come il terrorismo internazionale. Basti pensare alla zona di Derna, 300 chilometri a sud di Creta, autoproclamatasi un exclave dello Stato Islamico. È proprio l'intreccio della difficile transizione interna libica con la lotta al terrorismo a preoccupare la comunità internazionale. Da Ginevra - in una riunione organizzata dall'UNSMIL, la missione di sostegno ONU in Libia - è arrivato un grido d'allarme, con la volontà di trovare al più presto una via d'uscita alle tensioni politiche, giungendo alla formazione di un governo di unità nazionale e ponendo le basi per l'avvio di un processo in grado di fornire al Paese una solida e permanente carta costituzionale.

Ma per fare tutto ciò serve una strategia forte e condivisa, che tarda ancora a prendere forma. E che continua a spingere la Libia sempre più verso la definitiva implosione. Un evento che potrebbe portare ad una deflagrazione con effetti assolutamente imprevedibili, dentro ma soprattutto fuori dai confini nazionali.

Preso da: http://it.ibtimes.com/articles/74504/20150115/situazione-libia-petrolio.htm

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