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venerdì 6 febbraio 2015

I danni al patrimonio archeologico della Libia

Pubblicato il 7 settembre 2011
A seguito dei tragici avvenimenti legati alla guerra in Libia, abbiamo imparato i nomi di tante città, Bengasi, Misurata, Ras Lanuf. Queste e tante altre località potrebbero essere conosciute ed ammirate invece per motivi culturali: le antiche città di Cirene, Apollonia, Tripoli, Tolemaide, i centri archeologici di Sabratha, Leptis Magna, Teuchira, Ghadames (la perla del Sahara) sono siti di fondamentale importanza archeologica, oltre che luoghi di straordinaria bellezza e fascino, parte del patrimonio culturale ed identitario dei popoli della Libia e di tutto il Mediterraneo.


Oltre alle tante perdite di vite umane, gli eventi bellici provocano ovviamente anche danni al patrimonio archeologico, a causa di bombardamenti, spoliazioni, furti, dispersioni che attualmente è difficile accertare per correre ai ripari. La situazione è ancora incerta ma sembra che il Museo di Tripoli ospitato nel Castello non sia stato manomesso e che le estesissime rovine di Leptis Magna e Sabratha siano salve. Si ricorda, a questo proposito, che il sito di Leptis Magna è patrimonio dell’umanità, pertanto il direttore generale dell’Unesco, Irina Bukova, ha lanciato un allarme su questa tragica eventualità e su tutti i possibili saccheggi e traffici illegali dei beni artististici del paese in questo momento di caos.

La Bukova ha dichiarato “Il patrimonio di una nazione è essenziale affinché i suoi cittadini possano preservare la loro identità e autostima e possano beneficiare della loro diversità e della loro storia e costruire per sé stessi un futuro” ed ha offerto l’assistenza dell’Unesco nelle attività di valutazione dei danni subiti da alcuni siti libici che fanno parte del patrimonio dell’umanità e per predisporre piani per la loro salvaguardia, non appena sia possibile.

Attualmente il fatto più grave sembra però la scomparsa, dai depositi della Banca Commerciale Nazionale, del cosiddetto Tesoro di Bengasi, ovvero una cospicua raccolta di oggetti tra i più preziosi scavati dai nostri archeologi fin dal 1910 soprattutto a Cirene, antica colonia greca fondata nel 631 a.C. e poi fiorente città romana.

Monete in gran parte in bronzo, ma anche in oro e argento, vetri, bronzi, avori, statuine di terracotta, tutti materiali che erano stati portati in salvo a Roma nel 1939 e che sono stati poi restituiti dall’Italia alla Libia nel 1961.

È stato il nuovo direttore delle Antichità, Fadel Alì Mohammed, a lanciare un allarme per il Tesoro di Bengasi ed una richiesta di aiuto alle autorità italiane, durante un convegno sulla conservazione del patrimonio culturale in Libia. Sono infatti particolarmente numerose le missioni archeologiche italiane in Libia (Università della Sapienza, di Roma III, di Urbino, Macerata, Palermo, Messina, Chieti, Napoli II) fermate ovviamente dagli eventi di quest’anno, tutte stanno riallacciando i rapporti con i dirigenti che del neonato governo del dopo-Gheddafi.

Dal 20 al 23 ottobre il direttore delle Antichità, il sovrintendente di Cirene e il sindaco di Cirene l’architetto Abdalla el Mortady che ha studiato in Italia e che ha creato una zona di rispetto per l’insediamento greco e romano, saranno ospiti ad un convegno promosso dall’Università di Urbino, tra le più attive con campagne di ricerca archeologica sia in Tripolitania che in Cirenaica, che si terrà nel Parco Archeologico di Selinunte. Si affronterà il tema problematico del restauro dei templi greci in tutto il Mediterraneo, ma sarà certamente l’occasione per fare il punto sulla situazione del patrimonio storico-archeologico in Libia, compreso il Tesoro di Bengasi, e per rilanciare il rapporto di collaborazione tra Libia ed Italia per la tutela e la valorizzazione dei siti e beni archeologici, della Libia. “L’auspicio” dice il Prof. Luni dell’Università di Urbino che conduce vari scavi in Libia “è di poter riprendere quanto prima le normali relazioni di attività archeologica delle missioni attive in Libia da decenni” ricordando che “la collaborazione storica fra Italia e Libia in quest’ambito compie un secolo proprio quest’anno. La presenza archeologica italiana in Libia infatti data dal 1911-12”.


di Giovanna FALASCA

Preso da: http://www.archeomolise.it/archeologia/103555-i-danni-al-patrimonio-storico-archeologico-e-culturale-della-libia.html

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