Translate

venerdì 13 marzo 2015

Il nuovo leader di ISIS in Libia Abdelhakim Belhadj non è affatto nuovo (a CIA e MI6)

maria grazia bruzzone 07/03/2015

“E’ una grossa notizia quella che arriva dalla Libia, che Abdelhakim Belhadj, già a capo dell’Libyan Islamic Fighting Group (LIFG) legato ad al-Qaeda e principale protagonista nella destituzione sponsorizzata dagli Usa di Moammar Gadafi, si sarebbe unito allo Stato Islamico/ISIS e starebbe guidando le sue forze nel paese. E’ quel che riferiscono Catherine Herridge, chief intelligence corrispondent di Fox News e Sara Carter, giornalista di guerra di The Blaze National Security”. La prima in un servizio martedì scorso, la seconda con un tweet nello stesso giorno



Così il Washington Times del 3 marzo, in un pezzo dal titolo possibilista (Un ribelle sostenuto dagli Usa sarebbe il nuovo capo dello Stato Islamico in Libia). Altrettanto cauto il post del sito Russo di news Sputnik (Alleato degli Usa si unisce a ISIS e ne comanda le forze nel paese) che sulla scia del servizio di Fox News precisa due cose importanti: che “ le fonti sono funzionari Usa” e che “ Belhadj organizza i campi di addestramento nell’est del paese”.



Più esplicito, un post di Infowars titola ‘Risorsa della CIA si unisce allo Stato Islamico in Libia’ (tradotto qui in italiano, non benissimo). E lo illustra con un tweet indirizzato Carter che ironizza sulla fotografia allegata che ritrae Belhadj insieme a …il senatore repubblicano neoconservatore John McCain. Sempre lui il regista, sempre in primo piano in faccende del genere, dalla Primavera Araba in Egitto all’Ucraina, come anche Underblog ha avuto modo di segnalare. D’altronde i “ribelli” islamisti del LIFG nel 2011 erano “appoggiati” da Usa e Nato, e quella twittata sembra proprio una foto ufficiale. "Ho incontrato questi coraggiosi combattenti, e non sono al-Qaeda, al contrario. Sono patrioti che vogliono liberare la nazione", dichiarò il senatore nel suo comunicato.




Ed è (sarebbe) davvero una grossa notizia quella di Belhadj a capo di ISIS in Libia, alla luce di quanto riferisce la Stampadel 5/3 da New York a proposito dell’ ambasciatore libico Ibrahim Dabbashi (del governo esiliato a Tobruk) che, intervenuto all’ONU, ha accusato esplicitamente la Gran Bretagna di ‘sostenere i ribelli di Tripoli che sono alleati con i terroristi’. Un termine con cui vengono accomunati l’ISIS e la coalizione Libia Dawn, precisa l’autore dell'articolo Paolo Mastrolilli.


Che l'ambasciatore abbia ragione?




Conseguenze possibili. Continua il Washington’s Times: “L’arrivo di Belhadj a leader dello Stato Islamico in Libia rappresenterebbe una grande spinta agli sforzi dello Stato Islamico di cooptare e portare in Libia sotto la sua bandiera le forze jihadiste esistenti che oggi comprendono 3000 combattenti. Le sue forze giocano infatti un ruolo significativo nella coalizione Libia Dawn che comprende i Fratelli Musulmani, e Ansar a-Sharia, ramo di al Qaeda, controlla Tripoli, è sostenuta da Turchia e Qatar e pretende di essere il solo governo legittimo in opposizione a quello di Tobruk - primo ministro Abdullah al-Thinni e capo dell’esercito gen. Khalifa al Haftar - riconosciuto dall’ONU e appoggiato da Egitto e UAE ( e ovviamente dall’Italia).



Secondo il W Times i sostenitori di Libia Dawn detestano il generale anti-islamista Haftar, accusato di attacchi terroristici allo Stato Islamico e di aver ucciso il primo ministro di Libia Dawn – di Tripoli. “Se le fazioni islamiste fossero spinte a scegliere fra Haftar e Belhadj sceglieranno Belhadj” arriva a predire il post. E spiega:



“Ciò rappresenterebbe un gran successo per lo Stato Islamico, la cui strategia punta a incorporare gruppi jihadisti di ogni genere per rafforzare la pretesa di essere uno stato e per acquisire ulteriore territorio, così da accrescere l’autorità religiosa e legale e attrarre nuove reclute”.



Non una bella prospettiva per il generale Khalifa Haftar e per il governo di Tobruk. E una bella zeppa nella strategia dell’inviato Onu Bernardino Leon che mira a convincere gli islamisti di Tripoli a dar vita col governo di Tobruk a un governo di unità nazionale, per combattere insieme lo Stato Islamico - con nuove armi, che a questo punto potrebbero arrivare una volta che l’Onu revocasse l’embargo.



Ma chi è esattamente Abdelhakim Belhadj?

“Cittadino Libico, a capo dell’Islamic Fighting Group, durante i bombardamenti Usa-Nato a sostegno dei ‘ribelli’ antiGheddafi i suoi controversi legami con al Qaeda non gli hanno impedito di mantenere un alto profilo in quel periodo, fino a diventare capo del Tripoli Military Council – il comando che nasce dopo lapresa di Tripoli - posizione che ha tenuto fino al maggio 2012. Si ritiene che Belhadj sia anche stato coinvolto nel Jihad internazionale, giocando un ruolo negli attentati di Madrid ai treni nel 2004 e nell’assassinio di due politici Tunisini per ordine dei Fratelli Mussulmani. Così il W Times.



Sara Carter nel suo scarno tweet fa riferimento alla CIA, prima ancora che si mettesse a capo dei ribelli nel 2011. (“At Cia rendition camp- let go,later partecipated overtthrow #Qaddafi, twitta la giornalista).



“Belhadj fu detenuto in un centro di detenzione segreto della CIA e le sue connessioni con l’agenzia di spionaggio rimangono oscure. Nel 2004 insieme alla sua moglie incinta furono arrestati all’aeroporto d Kuala Lumpur in Malaysia. Fu trasferito nel “black-site” della Cia a Bankok prima di essere consegnato al governo di Gheddafi che lo sbatte nella prigione di Abu Selim”, scrive Sputnik sulla scorta del servizio di Fox News .



“Il regime di Gheddafi lo libera nel 2010 come segno di riavvicinamento con gli islamisti locali (la fase di re-radicalizzazione voluta daSaif Gheddafi). Ma nel 2011 Belhadi si mette in caccia della famiglia Gheddafi come leader del Libyan Islamic Fighting Group (LIFG), il gruppo di ‘ribelli’ sostenuto da Usa e Nato”. Diventa capo del Tripoli Military Council a dispetto dei suoi ben noti legami con al Qaeda”.



[I legami con al Qaeda e con i Taliban risalgono a quando Belhadi, giovane islamista già anti-Gheddafi, combatte in Afghanistan nella guerra anti-Sovietica nel 1988 – quando gli Usa si fanno aiutare dai mujaheddin – racconta Wikipedia in una lunga e documentata biografia che dà conto della sua successiva amicizia col Mullah Omar, del suo ruolo di organizzatore di campi di addestramento tra Afghanistan e Pakistan, dei suoi vari spostamenti, e arresti.



“ Tracciato dalla CIA dopo una soffiata dell’MI6 arrivata dai suoi informatori di Londra, viene arrestato a Kuala Lumpur, trasferito a Bangkok sotto la custodia della CIA che lo consegna poi alla Libia”, si legge.

Il personaggio, una testa calda par di capire, ma con ambizioni anche politiche, se ne risente. Fatto fuori Gheddafi, ormai a capo del Tripoli Military Council, nel dicembre 2011 farà addirittura causa al governo britannico per il suo ruolo nella rendition CIA in Libia, Tony Blair non ricorda, Jack Straw nega, due ani dopo l’Alta Corte blocca il procedimento che avrebbe potuto danneggiare gli interessi nazionali.

Si punta sempre il dito sulla CIA trascurando l’MI6 che resta sempre nell'ombra].



Derna, roccaforte estremista. Dal 2001. "Le milizie dello Stato Islamico si manifestano in Libia nel novembre 2014 a Derna, nel nordest, dove installano campi di addestramento prima di lanciare l’offensiva del terrore culminati con l’uccisione dei 21 egiziani copti" scrive il W Times. Non è una coincidenza.



Come e più ancora di Bengasi abitata da sempre da islamisti che Gheddafi teneva a freno con pugno di ferro, ‘Derna nel 2001 rappresentava la più grande concentrazione di terroristi jihadisti del mondo, e in qualche misura può essere vista come la prima fonte di kamikaze suicidi sul pianeta’, scrive Infowars che approfondisce il ruolo di quella città e cita un post di Webster Tarpley - giornalista investigativo e storico americano, molto critico sulla politica Usa (ultimo libro "Against Oligarchy").



Derna è stata anche “l’epicentro della ribellione sostenuta dalla Nato” aggiunge citando Tony Cartalucci (collaboratore anche del Manifesto). Un post interessante che nel 2011 citava a sua volta un report del CTC (Combacting Terrorism Center) dell’Accademia di West Point che già nel 2007 e poi ancora nel 2011 aveva analizzato la provenienza dei combattenti stranieri in Irak e aveva provato che in gran parte erano islamisti provenienti dalla Libia. Menzionava il LIFG come raggruppamento molto legato ad al-Qaeda in Islamic Magreb (AQIM) e avvisava che la ribellione sostenuta dalla Nato in Libia sta letteralmente consegnando un’intera nazione a terroristi legati ad al Qaeda (ne scrisse anche Underblog, qui e qui).

Derna come serbatoio di jihadisti - insomma- che vanno e vangono dai vari fronti, insomma, strumentalizzati di volta in volta dalle intelligence che ne conoscono i protagonisti.




In una intervista del 2011 al Sole24Ore citata da Cartalucci del resto, è Abdel-Hakim al-Hasidi, un'altra delle figure di spicco dei jiahdisti di Derna e del LIFG, a raccontare che aveva reclutato lui stesso “almeno 25” uomini dall’area di Derna per combattere in Iraq. Contro le truppe della coalizione occidentale: un bel paradosso, per quanto Hasidi si sforzi di negare legami con al-Qaeda. Ammette però di aver combattuto in Afghanistan contro “l’invasione straniera” (dell’Urss) prima di venire catturato nel 2002 in Pakistan. Anche lui prelevato dagli Usa e poi consegnato alla Libia dove è rilasciato nel 2008.


[E' la famosa guerra Afghana anti-sovietica in cui gli Usa 'utilizzarono' i mujahidin (e lo stesso Osama bin Laden), 'madre' dei rapporti ambivalenti e strumentali fra CIA e terroristi, secondo molte analisi].




Il reportage/intervista del Sole era stato ripreso a ruota anche dal britannico The Telegraph che qualche giorno prima aveva titolato un altro articolo: 'The West and al-Qaeda on the same side', l'Occidente e al-Qaeda sono dalla stessa parte.





Conclusioni. I legami di Belhadi con i neoconservatori americani testimoniati dalla foto twittata, e le connessioni di Abdel-hakim al-Hasidi (e dello stesso Belhadi, aggiungiamo) con la guerra “condotta dalla CIA e finanziata dall’Arabia Saudita contro l’Urss in Afghanistan”, secondo Infowars “aggiungono ulteriori prove che al Qaeda e le sue figliazioni, fino allo Stato Islamico già ISIS, sono “costruzioni dell’intelligence volte a perpetuare la guerra al terrore e a portare avanti l’agenda geostrategica dell’élite globale”.

"Belhadi e al-Hasidi sarebbero entrambi risorse ( assets) dell’intelligence".



Un punto di vista eretico di sapore complottista, certo, tanto più se si parla di ‘elite’ e non si distingue fra diverse posizioni nello stesso campo occidentale: fra Obama e parte del Dem, per esempio e i neoconservatori espressione del potente ‘complesso militar industriale’, a cui sembra legato anche il britannico Cameron.

Gli stessi neocon che nel 2011 scrissero una lettera ai Repubblicani del Congresso per spingerli ad approvare l’intervento in Libia, e che oggi sembrano avere di nuovo un grande peso nella politica americana (come prevedeva Underblog 6/1/2015).



Come che sia, “la presenza dello Stato Islamico on Irak, Siria e ora in Libia è un elemento chiave nella prossima fase della guerra al terrore, predice Infowars.



E cita il video di febbraio in cui lo Stato Islamico chiama i jihadisti di Arabia Saudita, Tunisia, Egitto a immigrare in Libia. E anche Mohammed al-Dairi, il ministro degli esteri Libico che ha chiesto pubblicamente un intervento militare diretto contro lo Stato Islamico. Evocando una “minaccia che dalla Libia muoverà verso i paesi dell’ Europa, specialmente l’Italia” (da lì era nato l'allarme italiano e la disponiblità iniziale a portare i nostri soldati in Libia).




Il post di Sputnik conclude con una predizione assai poco rassicurante. “Una fonte anonima ha detto a Herridge – la giornalista di Fox News – che non sarebbe sorpreso ‘se il prossimo 11 settembre venisse fuori dalla Libia’ “.



In guerra, in guerra, allora?

Preso da: http://www.lastampa.it/2015/03/07/blogs/underblog/il-nuovo-leader-di-isis-in-libia-abdelhakim-belhadj-era-una-risorsa-della-cia-WwqML9wdghMMZaaPEazOzN/pagina.html

Nessun commento:

Posta un commento