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domenica 4 ottobre 2015

Libia: prova di forza dello Stato Islamico a Tripoli.

23/9/2015

(Il Mattino) – Ieri (18 settembre) Tripoli è stata teatro di uno scontro armato tra un gruppo facente capo allo Stato Islamico (IS) e una forza del Ministero degli Interni del Governo di Salvezza Nazionale, il governo internazionalmente non riconosciuto che controlla la capitale. Gli scontri sono avvenuti all’interno della base aerea di Mitiga, pochi chilometri ad est dal centro della capitale, e sono stati preceduti da una forte esplosione che ha aperto una breccia nel muro di cinta dell’aeroporto. Sembra comunque che questi disordini non abbiano influito sul traffico aereo della base, che ospita anche una prigione, uno dei sette carceri illegali di Tripoli, prigioni improvvisate sotto il controllo delle milizie che garantiscono la sicurezza nella capitale.

Notizie contrastanti
Lo Stato Islamico nella Provincia di Tripoli, una delle tre wilayat (provincia) proclamate dall’organizzazione terroristica in Libia, ha già rivendicato l’attacco attraverso i social network pubblicando la foto di quattro suoi combattenti, asserendo che si tratta degli esecutori del raid contro la prigione gestita dalla Forza “Rada” (Deterrenza) all’interno della base aerea di Mitiga. Lo stesso Stato Islamico ha affermato che lo scopo degli attentatori era liberare i prigionieri islamici sottoposti a torture all’interno del carcere. Secondo il comunicato pubblicato sul social network Facebook dalla Forza “Rada”, “gli aggressori hanno tentato di liberare un gruppo di prigionieri arrestati per terrorismo, cui hanno consegnato armi e granate”. Il portavoce della Forza ha dichiarato che la milizia ha ripreso il totale controllo della prigione dopo aver ucciso gli assalitori, confermando che tre membri della milizia di Abdel Raouf Kara sono stati uccisi negli scontri e asserendo che ci sono sei cadaveri non identificati, cinque appartenenti agli aggressori. Varie fonti mediatiche libiche riportano che gli attentatori uccisi al termine degli scontri siano invece sei, sette o addirittura otto. Ciò porta a supporre, tenendo in considerazione il comunicato di rivendicazione dell’IS, che tra questi corpi non identificati vi siano anche i prigionieri liberati dai miliziani dello Stato Islamico.
Motivazioni contrastanti
Anche i possibili motivi dietro l’attacco sono oggetto di speculazione. Secondo il quotidiano libico in lingua inglese “Libya Herald”, un’ipotesi è che lo squadrone dell’IS fosse intenzionato a liberare i compagni detenuti nella prigione di Mitiga, che secondo vari report avrebbe una capacità di 400 detenuti. Secondo un’altra ipotesi, lo scopo dell’IS era quello di dimostrare di essere in grado di colpire un luogo importante della capitale controllato da una delle figure chiave di Tripoli, Abdel Raouf Kara, comandante delle forze “Rada”. Un’ultima ipotesi ventilata dal Libya Herald è che l’IS volesse indebolire Abdelhakim Belhadj, ex comandante del Gruppo islamico combattente libico (LIFG in inglese), considerato come una delle più potenti personalità della capitale.
Disordini a Tripoli
L’attentato e i conseguenti scontri nella base aerea di Mitiga rappresentano, almeno finora, il culmine di una situazione di crescente tensione di cui Tripoli è teatro fin dal giorno prima, quando un gruppo di persone ha preso d’assalto la sede del Parlamento di Tripoli, noto come Congresso Nazionale Generale (CNG). Anche le notizie su tale assalto sono contrastanti: secondo alcune fonti mediatiche locali, non si è trattato di un vero e proprio attacco, ma di un gruppo di uomini e donne entrati nella sede del CNG per chiedere chiarimenti sulla bozza di accordo politico consegnata dal capo della missione ONU in Libia (UNSMIL), Bernardino León. Altre fonti parlano di un assalto guidato da alcuni uomini armati, che avrebbero aperto il fuoco all’interno della Camera, mentre un deputato del CNG ha dichiarato alle emittenti televisive locali che l’incursione è avvenuta con l’assenso del Presidente del Congresso, Nuri Abusahmain. Altre fonti libiche affermano che l’assalto era guidato da alcuni membri del CNG allo scopo di impedire la ratifica della bozza consegnata da León.
A poco meno di un giorno dalla scadenza imposta da León al CNG e al Parlamento di Tobruk, espressione politica del governo libico internazionalmente riconosciuto, per approvare la bozza di accordo politico con le modifiche richieste dal Congresso di Tripoli, in Libia si assiste a una crescente tensione politica e di sicurezza, dal momento che dall’approvazione dell’accordo dipende il futuro della Libia – e non solo. Mentre gran parte del CNG sarebbe propensa ad accettare la bozza con gli emendamenti richiesti, il suo leader, Nuri Abusahmain, ed altri esponenti del Congresso ribadiscono che non saranno soddisfatti finché non verrà riconosciuta la sentenza della Corte suprema libica che sancisce lo scioglimento del Parlamento di Tobruk. Ieri León ha annunciato che il Parlamento ha approvato la bozza emendata, aggiungendo di attendere l’arrivo della delegazione del CNG a Skhirate, la città marocchina dove si svolgono i negoziati sponsorizzati dall’ONU per porre fine alla crisi libica.
Alla luce dello stallo delle trattative politiche in Libia, e le crescenti tensioni nella regione mediorientale, l’ipotesi di un intervento militare anti-ISIS in territorio libico, condotto da una coalizione araba e/o da alcuni paesi europei, con probabile beneplacito dell’ONU, si fa sempre più concreta.

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