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mercoledì 7 ottobre 2015

Orwel nella sede dell’ONU: Obama ridefinisce la “democrazia” come un paese che risulti conforme agli interessi degli USA

29 settembre 2015
by Michael Hudson
Nel suo discorso in stile orwelliano del 28 Settembre del 2015 presso le Nazioni Unite, il Presidente Obama ha detto che “se fosse esistita la democrazia in Siria, non sarebbe mai avvenuta una rivolta contro Assad”. Per questo si riferiva all’ISIS. Dove c’è la democrazia, ha detto Obama non c’è violenza o rivoluzione. Questa è stata la sua indiretta minaccia di promuovere colpi di stato, rivoluzioni e violenza contro qualsiasi paese che non venga considerato dagli USA una vera “democrazia”. Nel fare questa minaccia appena velata, egli ha ridefinito la parola democrazia nel vocabolario della politica internazionale.

La “democrazia”, secondo Obama, è il rovesciamento fatto dalla CIA del governo di Mossedegh in Iran per installare lo Scià. La democrazia è il rovesciamento del governo secolare dell’Afghanistan attraverso i talibani contro la Russia.

La democrazia è il colpo di stato in Ucraina che ha installato Yatsen e Poroshenko. La democrazia è stato  il regime di Pinochet. Si tratta “dei nostri bastardi”, come disse Lyndon Johnson, riferendosi ai dittatori latinoamericani installati dalla politica estera degli Stati Uniti.
Circa un secolo fa la parola “democrazia” si riferiva ad una nazione i cui politici politici venivano eletti come rappresentanti eletti dai cittadini. Dai tempi di  Atene, la democrazia fu in contrasto con l’oligarchia e l’aristocrazia. Ma dalla Guerra Fredda ed i suoi epigoni, non corrisponde a come i politici USA hanno usato questo termine. Quando un Presidente degli Stati Uniti utilizza la parola “democrazia”, questo termine  vuole indicare  un paese filo americano che segue le politiche neoliberali degli Stati Uniti, non importa se il paese è una dittatura militare, una monarchia assoluta ereditaria o se il suo governo risulta creato a seguito di un colpo di stato (eufemizzata come “rivoluzione colorata”), come in Georgia o in Ucraina. Un governo  viene semplicemente definito “democratico” quando è appoggiato dal consenso di Washington, della NATO e del FMI. Si tratta di un governo che cambia la formulazione delle politiche al di fuori delle mani dei rappresentanti eletti ad una Banca centrale “indipendente”, le cui politiche sono dettate dall’oligarchia accentrata in Wall Street, nella City di Londra ed a Francoforte.
Considerando questa nuova definizione americana del vocabolario politico, quando il presidente Obama dice “che certi paesi non soffriranno colpi di stati, rivoluzioni o terrorismo”, presuppone che i paesi senza pericolo sono quelli che si trovano all’interno dell’orbita diplomatica degli USA che saranno esenti dalle destabilizzazioni sponsorizzate dal Dipartimento di Stato USA, dalla Difesa e dal Dipartimento del Tesoro.
Sono invece  i paesi i cui elettori eleggono democraticamente un governo o un regime che opera in modo sovrano (o semplicemente cerca la possibilità di operare senza tenere conto delle direttive degli USA) quelli che rischiano di essere destabilizzati, allo stile della Siria, allo stile dell’Ucraina o nello stile del Cile sotto il generale Pinochet. Come disse Henry Kissinger, “soltanto perchè un paese vota i comunisti non significa che lo dobbiamo accettare”.
Questo è lo stile delle “rivoluzioni colorate” patrocinate dalla “National Endowment for Democracy”. Nella sua risposta alle Nazioni Unite, il presidente russo Putin ha avvertito contro l'”esportazione della rivoluzione democratica”, che significa ad opera degli USA mediante i suoi “factotum”. L’ISIS (Stato Islamico) si trova oggi armato con le armi “made in USA” ed i suoi miliziani sono stati adestrati dalla US. Army.  In caso di dubbi, il presidente Obama ha ribadito che davanti alle Nazioni Unite che finanche il presidente Assad dovrebbe essere sostituito a favore di uno che sia sottomesso agli interessi petroliferi e della politica militare USA. Assad era il nemico principale degli USA, non lo Stato Islamico. “Risulta impossibile tollerare la situazione attuale per ancora più tempo”, ha risposto Putin.
Allo stesso modo in Ucraina: “Quello che io credo è che tutto ciò sia assolutamente inaccettabile”, ha detto Putin nella sua intervista alla catena CBS in 60 minuti, “è la risoluzione dei problemi politici interni nelle antiche repubbliche dell’URSS, attraverso le “rivoluzioni colorate”, mediante colpi di stato, attraverso rimozione incostituzionale del potere. Questo è totalmente inaccettabile. I nostri soci negli Stati Uniti hanno appoggiato coloro che hanno rovesciato il governo di Yanukovych in Ucraina. Sappiamo chi sono e dove, e in quali paesi, quali istruttori. Sappiamo tutto”.
Che accade con le relazioni tra gli Stati e la Russia? Io speravo in un momento che forse Obama, con la sua aspra campagna antirussa, avrebbe dovuto favorire un accordo con Putin nella riunione avvenuta all’ONU.  Parlare in un modo per poi attuare in un altro è stato sempre il suo “modus operandi”, come avviene per molti politici. Tuttavia Obama continua ad essere ostaggio dei neocons.
Dove ci condurrà tutto questo? Ci sono molti modi di pensare al di fuori degli schemi. Che Putin proponga di trasportare per nave o per via aerea i profughi siriani, fino ad un terzo della popolazione, in Europa, in Inghiterra o in Olanda, che si vedranno obbligate a seguire le norme di Shengen ed accettarli ? O che si voglia portare in Russia i migliori ionformatici o altra mano d’opera qualificata per cui la Siria è rinomata, completando l’immigrazione che proviene dall’Ucraina “democratizzata”?
Cosa andrà ad accadere se i piani congiunti, annunciati la scorsa Domenica, tra Iran, Siria, Russia ed Iraq  per unirsi nella lotta contro l’ISIS – una coalizione a cui USA e NATO hanno rifiutato di aggregarsi- si dovesse rivoltare contro le forze statunitensi fino a colpire la principale fonte di finanziamento dell’ISIS, l’Arabia Saudita?
Il gioco adesso si svolge al difuori delle mani dell’America. Tutto quello che è stata capace di fare è stato quello di blandire la minaccia della “democrazia” come un arma di golpe contro i paesi recalcitranti in Iraq, in Libia ed in Siria.
Fonte: Counter Punch
Traduzione: Luciano Lago

Preso da: http://www.controinformazione.info/orwel-nella-sede-dellonu-obama-ridefinisce-la-democrazia-come-un-paese-che-risulti-conforme-agli-interessi-degli-usa/

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