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martedì 9 febbraio 2016

TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE - L'ITALIA VA (RESTA) IN GUERRA

14 gennaio 2016
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Libertá vai sognando, e servo a un tempo
vuoi di novo il pensiero,
sol per cui risorgemmo
della barbarie in parte, e per cui solo
    si cresce in civiltá, che sola in meglio
    guida i pubblici fati.

Giacomo LEOPARDI “La ginestra
 
Beh, alla fin fine, si era nel 1911, cent'anni fa, la cultura era quella dei regni e degli imperi, la Storia con la maiuscola era quella delle nuove macchine, la tecnologia aveva fatto la differenza cancellando letteralmente sotto la sabbia dei secoli le civiltà – davvero anch'esse imperiali – che avevano reso appena appena note personalità di “poco conto”, soggetti come - tra gli altri - Dario in Persia, Mahmud di Gazni nel subcontinente indiano, le aspettative erano quelle di una conferma delle mirabili sorti e progressive su cui il poeta aveva ironizzato e le cui attese i politici – al contrario - avevano reso a loro volta imperiture.
Il metodo era quello coloniale, non vi era alcun dubbio, la Gran Bretagna, l'Olanda, la Spagna e il Portogallo, ne erano stati i precursori, per interposta persona i primi due grazie alle “Compagnie commerciali” di bandiera, gli altri grazie alla “corsa” ed ai grandi navigatori, poi la Francia in prima persona si era affacciata sull'Africa attraverso la porta dell'Algeria, civilizzata e pacificata con bagni di sangue inenarrabili.
Il metodo, dicevo, era quello: le società progredite si “allargavano” in quei luoghi in cui – secondo il loro proprio parametro – non vi era una qualsivoglia struttura sociale, così facendo esportavano la “civiltà”.
Per inciso, queste frasi mi pare le sentiamo anche oggi, cent'anni dopo quel 1911.
Si allargavano in quelle che eran di fatto “terre di nessuno” e ramazzavano ogni genere di risorsa.
Dico questo per spiegare che la gente, i popoli di quei Paesi esportatori di civiltà, per lo meno venivano da una cultura quantomeno primitiva, la stragrande maggioranza di quella “manodopera” era assolutamente analfabeta e figlia di una società contadina sottomessa e sicuramente radicale quanto a concetti ed aspettative, in pratica: forza bruta. Soggetti più che formati per quella guerra tra poveri che avrebbero ingaggiato a spese degli autoctoni di quelle regioni.
La cultura del cannone era l'unica che avrebbero saputo riconoscere, temere e rispettare, di lì a pochi anni si sarebbero veduti decimare nelle trincee di una inutile contesa tra tre cugini imbelli: Giorgio V, Guglielmo II e lo zar Nicola II di Russia (memorabile il piagnisteo di quest'ultimo che riferendosi a Vittoria del Regno Unito - non sua nonna in linea di sangue ma per, diciamo, “acquisizione matrimoniale” - avrebbe esclamato pressappoco: “Se ci fosse stata ancora la nonna questi due non mi avrebbero trattato così...”).

Mussolini e i suoi disgraziati viceré ci erano stati descritti semplicemente come una tappa di evoluzione dalla bestialità – quindi oggi superata – verso l'Uomo Nuovo e Giusto.
E invece non era una tappa di alcuna evoluzione, era una delle tante fasi di una incultura dell'inciviltà che del progresso tecnologico da strumento aveva fatto fine ultimo ed obiettivo, dimenticando l'uomo e la civiltà vera.
La Guerra, lei sola si è evoluta, con strumenti e metodi sempre più barbari e “asimmetrici”, con alleanze e meschinità che rasentano, anzi non rasentano, la demenza. Pochi giorni addietro in un post avevo scritto una facile profezia in merito ad un attuale coinvolgimento dell'Italia nel quadrante libico.

E ci risiamo!
Oggi ci dicono che l'Italia apparirà il “capofila” di una azione mirata a riportare la stabilità alla “povera Libia”, quel Paese che fino alla maledetta fasulla Primavera dei gonzi era uno dei primi Paesi africani quanto a reddito, assistenza sanitaria, istruzione (uno dei primi al mondo), quindi avremo laggiù un nuovo viceré.


STIAMO PARLANDO DI CRIMINI DI GUERRA NON DI GELATI

Abbiamo anche il dubbio che la storia non sia quella che ci vien raccontata e che in realtà – stante il fatto che risulta esistere una resistenza VERDE in buona parte del Paese, ovviamente sottaciuta dagli organi di informazione – i vari corpi speciali, eserciti, mercenariame vario che già è nel Paese e che deve arrivarci abbia ben altro scopo che quello di far la guerra ai tagliatori di teste del Daech: lo scopo potrebbe esser quello di farla finita una buona volta con i “nostalgici del tiranno sanguinario” che, nella loro accezione di “popolo in armi” non hanno tanto l'abitudine a farsi da parte in casa propria.

Ho pubblicato queste caricature, ma c'è ben poco da scherzare, in quel Paese dilaniato è stata distrutta una Nazione, sono stati costruiti fatti e allestite notizie fuorvianti in dispregio di ogni minima forma di rispetto per la dignità umana.




Premesso che in realtà sappiamo benissimo chi tira le fila dell'Alleanza di Assassini Atlantici e che la serva Italia proprio nella celebrazione del 150° della sua unificazione, nel 2011 (centenario della prima Guerra di Libia, la Storia è ironica talvolta “...Qui mira e qui ti specchia, secol superbo e sciocco...”) aggrediva la Libia, Nazione sovrana, riducendola in Stato fallito proprio come avevano programmato da tempo i cosidetti falchi di Washington, resta perfino difficile ascoltare simili paradossi menzogneri. 




Ma se anche vogliamo affrontare la questione in termini veramente coloniali (tanto a nessuno frega un accidente del fatto che la Libia fosse stata “sdoganata” dalla Commissione ONU per il rispetto dei diritti dell'uomo e questo nonostante l'ostilità strategica degli USA e le reiterate calunnie sugli antichi attentati di Lockerbie e de La Belle, storicamente già svelati entrambi quali azioni sotto falsa bandiera della CIA ) e dobbiamo guardare al solo tornaconto (non è mia abitudine, non per niente sono spesso tacciato di “visioni romantiche” della geopolitica) sarebbe da ricordare ai geni della politica italiana la mole immensa di contratti che le aziende italiane avevano definito al momento della famigerata risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che dava di fatto il via alla mattanza della Nazione. Quella stessa che adesso andremo a salvare.
Senza disturbarsi a cercare sui vari link di articoli di oggi, anno 2016, sarebbe sufficiente leggersi il mio LIBIA Il naufragio dell'Europa, scritto in epoca non sospetta, nel 20111 e pubblicato come e.book nell'aprile 2012, ancora a caldo, dopo essere stato "opportunamente" rifiutato da innumerevoli case editrici.

Il Colonialismo è una realtà del passato.  Le Democrazie si son lasciate alle spalle la barbarie, la nostra visione del mondo e del progresso E' e DEVE essere quella da condividere con TUTTI. 
Ma non è Colonialismo anche questo? Tanto per cominciare un colonialismo culturale?

Ma noi credevamo che quei tempi fossero passati. Credevamo che non fosse più “necessario” aggredire altre Nazioni, sovrane, rappresentative tra l'altro di quella meravigliosa diversità che è ingenerata dall'appartenenza a tanti ceppi diversi della famiglia UMANA. 
O uomini, in verità Noi v’abbiamo creato da un maschio e una
femmina e abbiam fatto di voi popoli vari e tribù a che vi
conosceste a vicenda, [...] (Cor. XLIX, 13)
E uno dei Suoi Segni è la creazione dei cieli e della terra e la
varietà delle lingue vostre e dei vostri colori. Certo in questo v’è un
Segno pei saggi! (Cor. XXX, 22) 
Credevamo che la nostra robusta “democrazia” parlamentare, così tanto rappresentativa del popolo, per parte sua ormai maturo e stanco di guerre e di ingiustizia, protetto dalla sacra Costituzione e da un inequivocabile Art. 11 col rifiuto della Guerra quale strumento per la soluzione di contese, ma ancor più dalla definizione uscita dal processo di Norimberga, nel 1946 secondo la quale “L’aggressione è il supremo crimine internazionale che differisce dagli altri crimini di guerra in quanto contiene in sé il male accumulato dall’intera guerra”, avrebbe saputo evitare di porsi, 60 anni dopo, nella stessa posizione degli accusati – e condannati - di allora.
Il giudice Robert Jackson, allora procuratore capo degli Stati Uniti rivolgendosi alla Corte di Norimberga dopo la condanna alla pena di morte degli imputati, accusati in particolare di aver commesso il “crimine internazionale supremo”, cioè l’aggressione, disse: “Il fondamento in base al quale giudichiamo questi imputati è il fondamento con cui la storia giudicherà noi, domani. Porgiamo a queste persone un calice avvelenato e se ne sorseggeremo anche noi dovremo essere sottoposti allo stesso giudizio. Altrimenti questo processo sarà una farsa

In questi ultimi 15 anni, ben più che 100 anni fa, è stato scavato un solco tra la civiltà e la barbarie, oggi si rimarca ancora di più il livello di bestie cui i nostri governanti fanno riferimento per le proprie scelte strategiche, riducendo a lettiera di vacca tutte le belle intenzioni e le ipocrite melensaggini su questa o quella carneficina, oramai tutte assimilabili ad una strategia infernale, qualcuno ha parlato – già da tempo – di lotta tra il bene e il male... oggi possiamo tutti, davvero, giudicare da quale parte sta il male, anche se si traveste, il paradosso è che nella maggior parte dei casi nemmeno ha il pudore di far ciò, agisce alla luce del sole, ben servito da torme di utilissimi, criminalissimi idioti.
 
 

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