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lunedì 26 settembre 2016

Oliver Stone: Il Governo degli USA ha raccontato solo menzogne






TORONTO – “Viviamo nel Grande Fratello di Orwell e me la faccio sotto”. “Il governo americano racconta solo menzogne”. “Dagli anni Cinquanta esiste e prospera una specie di mafia, una criminalità segreta: si è fatta strada col nome di NSA, National Security Agency”, ha dichiarato Stone.
Oliver Stone ed il protagonista del suo film
I leit motive del grande regista – presenti in film come Wall Street”, JFK, Nixon e nel documentario “A sud del confine “- trovano il loro cyber-succo di realtà in Snowden, il documentario/dramma più rilevante e gonfio di polvere da sparo (civile) girato da Oliver Stone negli ultimi vent’anni.

Il regista premio Oscar ha parlato al festival del cinema di Toronto per presentare il suo nuovo film, “Snowden”, basato sul controverso informatore della NSA Edward Snowden, che ha ricevuto la sua anteprima mondiale.

Il dramma, interpretato da Joseph Gordon-Levitt nel ruolo del protagonista, racconta della scoperta, da parte dell’ ex dipendente della CIA, che l’agenzia aveva costruito un intero sistema per spiare il pubblico.
Il regista nel presentare in anteprima al Toronto Film Festival – in Italia lo vedremo a dicembre – ha detto: “Edward Snowden, la talpa del Datagate, è il simbolo dei nostri tempi. Ha rivelato al mondo il programma di spionaggio della National Security Agency americana. Ma, attenzione, il mio non è soltanto un ritratto politico e sociale. E’ più umano, emotivo. Se avessi voluto andare a fondo, allora avrei dovuto dirvi che è in atto una cyberguerra per la leadership economica del mondo e che il terrorismo è soltanto una scusa delle autorità e dei potenti per invadere la nostra privacy, spiarci e tessere un archivio informatico da usare come bomba.
Nel film questo aspetto resta ai margini perché ha appena iniziato a contagiare tutte le nazioni. E’ solo questione di tempo prima che si propaghi e tocchi ogni cittadino. Che sia una minaccia globale lo posso dire forte, non a caso i candidati in pectore alla Casa Bianca ne stanno alla larga. Clinton e Trump preferiscono il silenzio”. “Tutto è fuori controllo, il mondo è fuori controllo ‘, ha aggiunto Stone.
Le parole di Oliver Stone, tre volte premio Oscar, regista politico della vecchia guardia, sono quelle che hanno più contatto con l’attualità: esprime concetti fuori dalla vulgata corrente e sono imprevedibili, lucide, graffianti.  Stone parla di questioni attuali dando la sua interpretazione in modo del tutto inedito rispetto ai canoni del conformismo corrente. Oliver Stone, tre volte premio Oscar, regista politico della vecchia guardia denuncia il clima di falsità e di intimidazione in un modo che Hollywood non ha mai osato fare per viltà o per connivenza con il potere.
Un sottile atto di accusa contro il sistema americano, documentato e preciso.“Le difficoltà per girare Snowden non sono mancate” racconta Stone, riferendosi a i continui intoppi verificatisi durante la produzione.
Il film presenta anche una ripresa dove compare lo stesso Snowden , che risiede ancora in una località segreta in Russia, mentre lui sta cercando asilo altrove. Stone spera che egli possa tornare a casa negli Stati Uniti, ma questo si prevede molto difficle.
“Volevo che il vero Edward Snowden apparisse alla fine del film” spiega. Per mostrare l’ex contractor della Cia in carne ed ossa, la produzione ha dovuto prendere accordi con Anatoly Kucherena, l’avvocato che rappresenta in Russia gli interessi di Snowden (è anche l’autore del romanzo sul suo cliente, Time of the Octopus). Stone ne ha acquistato i diritti per circa 1 milione di dollari in cambio di un regolare accesso alla “talpa” durante l’asilo temporaneo in Russia.
Dopo aver sbeffeggiato l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush in W., a Stone era stato proposto un progetto sui neocandidati alle presidenziali: “Ho detto no perché anche loro mentono. Uno dei due in particolare, vi lascio indovinare quale. Non parlano di Snowden o della questione sorveglianza. Non lo fanno”. Da quando l’ex tecnico della Cia si trova in “un posto sicuro”, la Casa Bianca, attraverso il portavoce Jay Carney, ha fatto sapere di essere “estremamente delusa dalla scelta russa”. Secondo Stone, “Obama dovrebbe perdonare Snowden e non trattarlo come un hacker per aver rivelato informazioni sui programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico”.
Nel film compaiono Glenn Greenwald (Zachary Quinto), giornalista del Guardian che ha reso note le denunce nel giugno 2013 e il piano di intercettazione telefonica tra Stati Uniti e Unione Europea sui metadati delle comunicazioni, e Laura Poitras (interpretata da Melissa Leo), la documentarista di Citizenfour.
In concomitanza con il festival di Toronto e la promozione del film, Snowden è tornato a parlare e ha detto: “Lavoro ancora per gli Usa ma non lo capiscono. Me ne voglio andare dalla Russia”.
Washington lo ha bollato come “traditore numero uno”, “fuggitivo”; i cittadini lo considerano un eroe, se non un patriota. Ora l’informatico americano è costretto a dare notizie di sé da un albergo di Mosca, dove si è rifugiato tre anni fa per sfuggire alla caccia all’uomo. Sarebbe a rischio anche l’incontro tra Barack Obama e Vladimir Putin. “Spero che una luce colpisca Obama e lo illumini” incalza Stone. “Spero che conceda la grazia a Snowden, ma ne dubito…”.
Arrivare ad un’opera compiuta ha già del miracoloso: Ben Wizner, della American Civil Liberties Union, avvocato di Snowden, ha rivelato al Times che non è un estimatore di Kucherena e, solitamente, chi vuole arrivare a Snowden passa attraverso lui: “Snowden non ha ancora letto il volume di Kucherena e non ha preso posizione sulla ricostruzione degli eventi”. Quando Stone ha incontrato Snowden per la prima volta, ha paragonato la sua statura a quella di Bono ed Al Pacino, dandogli del “teeny-weeny”. Microscopico. “Ma se lo si isola dentro una cornice, può diventare grande come tutti” ha precisato.
Che cosa teme di più oggi un filmmaker come Stone? “Non Trump, no. Non credo che vincerà, non gode del supporto dei media come Hillary Clinton”. A proposito di Trump… “In Wall Street: Money Never Sleeps compariva in una scena. Ho dovuto tagliarlo e lasciarlo in sala di montaggio. Non perché non andasse bene il suo cameo ma per motivi di durata. Abbiamo lavorato un giorno intero sul set con Michael Douglas” ricorda Stone. “Come attore Donald Trump non è affatto male”.
Ad ostacolare Stone in Snowden non è stato tanto il governo quanto l’industria: “Gli Studios si sono tirati indietro, non ci hanno mai spalleggiato, figurarsi le majors. A Hollywood, ormai, salvo bravi attori come Joseph Gordon-Levitt che ha saputo restituire al pubblico – con i movimenti del corpo e un’intonazione autentica – Edward Snowden nella sua fragilità e nel suo eroismo. Lo stimo. Ha detto subito sì. Joseph è un artista colto; rischia. Ha creduto nel progetto e mi ha evitato il tipico balletto voglio-non voglio delle star ultrapagate”. Stone, extra-cinema, rispetta personalità come James Bamford, “il primo a scrivere degli abusi dell’intelligence americana negli anni Settanta – non lo hanno arrestato poiché ha scoperchiato verità ‘legali’, non segreti – e William Edward Binney, simbolo del ‘whistleblowing’, un delatore interno a cui dobbiamo molto. Ha rotto e divulgato il primo codice sorgente rendendo possibile la presenza di un Edward Snowden in questo mondo, sempre più sorvegliato”.
Fonti: Information Clearing House
Traduzione e sintesi: Manuel de Silva

Preso da: http://www.controinformazione.info/oliver-stone-il-governo-degli-usa-ha-raccontato-solo-menzogne/#

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