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venerdì 25 novembre 2016

Un triangolo tra Libia e Sicilia La rotta delle flotte fantasma

Una misteriosa petroliera e traffici illegali in alto mare. L'indagine dei serviziporta allo scalo di Augusta

Una petroliera a Benghazi  
 Una petroliera a Benghazi 
 
In quel triangolo di mare tra il caos della Libia, l’isola di Malta e la Sicilia ogni giorno navigano cargo che vogliono mantenere segreta l’identità e il carico trasportato. Negli anni hanno cambiato nome e armatore, hanno issato vessilli diversi ma sempre «di convenienza», concessi da Paesi dove le capitanerie fanno poche domande.
Come il mercantile lungo 82 metri, stazza lorda di oltre duemila tonnellate e battente bandiera di Palau, che da settimane fa avanti e indietro tra il porto di Augusta e gli ancoraggi al largo di La Valletta. Le dimensioni medie raccontano che la nave è adibita al trasporto di prodotti petroliferi già raffinati, l’appartenenza di facciata alla flotta della minuscola Repubblica in Micronesia e gli spostamenti sospetti lasciano immaginare che questi traffici siano illegali. La petroliera è tenuta sotto osservazione. I servizi segreti di alcuni Paesi, Italia compresa, starebbero conducendo un’inchiesta riservatissima attraverso controlli sui tanker che seguono le rotte in queste acque opache: a poche miglia dalla costa nordafricana spengono il trasponder per non essere intercettati, usano le ore di invisibilità per approdare a porti libici come quello di Zuwara. È la stessa area controllata dalle più pericolose bande criminali dedite alla tratta dei migranti, anche il traffico di greggio servirebbe ad alimentare le offensive militari e le operazioni terroristiche dei gruppi estremisti.

Sulla via del ritorno i cargo incrociano i complici al largo di Malta e il petrolio (o i suoi derivati) viene trasbordato dall’uno all’altro, spesso con un ulteriore passaggio per nascondere le tracce. «I trasferimenti a tre — spiega un rapporto della società israeliana Winward pubblicato dal Corriere in febbraio — sono un modo per confondere gli spostamenti e il porto di origine. Abbiamo dei criteri per definire chi appartenga alla flotta “fantasma”: compagnie con un solo mercantile, rotte senza nessuna logica economica, navi di media stazza con gru sul ponte per scambiare i carichi in mare aperto». Mentre la petroliera con bandiera di Palau è all’ancora ad Augusta, i cargo che hanno effettuato lo scambio restano nelle acque attorno a La Valletta o seguono rotte dispendiose e all’apparenza senza scopo per poi ritornare al punto d’incontro per altre triangolazioni.
L’inchiesta attivata finora in gran segreto anche con l’ausilio di organi investigativi sul territorio siciliano ha consentito di monitorare pochi giorni fa la petroliera. Le operazioni tecniche di travaso nei depositi delle compagnie autorizzate all’utilizzo dell’area di Augusta, in questo e in altri casi, sono seguite con discrezione. Anche perché nessun rilievo sembra possa essere mosso agli acquirenti, considerata la regolarità formale dei documenti in possesso degli intermediari: il greggio ufficialmente risulta provenire da nazioni come l’Arabia Saudita o il Kuwait. Ecco perché chi acquista non commetterebbe reati, considerata la documentazione «legale», anche se i dubbi dovrebbero sorgere visto che il prodotto arriva in Italia a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato. La stessa documentazione apparentemente legale alimenta il sospetto di grandi complicità ottenute dai trafficanti in Paesi arabi a parole schierati con gli occidentali nella lotta al terrorismo fondamentalista. L’inchiesta, considerata «pericolosa», trova ostacoli non solo per problemi di diritto internazionale, ma anche per le difficoltà con cui si captano le notizie in un’area insidiosa come quella libica e per una cautela nei rapporti con le autorità maltesi.

Preso da: http://www.corriere.it/esteri/16_novembre_19/triangolo-libia-siciliala-rotta-flotte-fantasma-ed41dcf0-adbd-11e6-97cf-b67e1016ae14.shtml?refresh_ce-cp

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