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giovedì 12 gennaio 2017

“L’Arabia Saudita. Uno Stato islamico contro le donne e i diritti” di Liisa Liimatainen

Dal blog Con altre parole di Beatrice Tauro,4 gennaio 2017

In Arabia Saudita la paranoia religiosa supera spesso il confine del buon senso. L’interpretazione saudita prevalente dell’islam ha generato una confusione culturale, nella quale è emerso solo l’islam più tribale
In queste poche righe si concentra il pensiero espresso dalla giornalista e studiosa di islam Liisa Liimatainen nel suo ultimo libro sull’Arabia Saudita, pubblicato da Castelvecchi.
La giornalista finlandese che da anni studia il mondo mediorientale, nelle sue molteplici sfaccettature sociali, economiche, politiche e religiose, pone l’accento sulla pesantissima influenza che la religione esercita sulla vita sociale del popolo saudita e delle donne in particolare.

L’Arabia Saudita è notoriamente un paese governato da un regime assolutista che viola costantemente i più elementari diritti umani e le libertà fondamentali. Un Paese nel quale convive la contraddizione fra la spinta modernizzatrice che vuole avvicinarlo al mondo occidentale – che peraltro è il principale partner economico della monarchia – e il freno conservatore e reazionario che sottomette alla rigida interpretazione coranica i suoi cittadini.
L’Arabia è un paese con una significativa influenza economica, politica e religiosa nella regione mediorientale, ma altresì nelle relazioni con gli Stati Uniti d’America e con l’Unione Europea. Ma è anche il paese con un regime teocratico che si pone in posizione anacronistica nei confronti di quel processo di modernizzazione e rinnovamento tipico del mondo occidentale. All’interno di questa grande contraddizione si annida la sistematica violazione dei diritti umani.
In questo paese non è garantita la libertà di espressione, né la tutela delle minoranze religiose, spesso crudelmente perseguitate.
All’interno di questo sconfortante quadro si inserisce il tema della situazione femminile. Le donne in Arabia Saudita vivono in una situazione di evidente subalternità rispetto ai concittadini di sesso maschile: hanno avuto il diritto di voto solo nel 2011 ma hanno potuto esercitarlo solo nel 2015 e grazie alla battaglia portata avanti da quattro donne, due sunnite e due sciite, che, superando le barriere e le contrapposizioni religiose, hanno coordinato la lotta per il diritto di voto e portano avanti le battaglie per i diritti civili delle donne. Discriminazioni, abusi, violenze sono pane quotidiano per migliaia di donne saudite, indipendentemente dalla fascia economica di appartenenza, ma con una marcata accentuazione per quelle donne che appartengono alle classi meno abbienti.
Il volume della Liimatainen diviene quindi libro di inchiesta e denuncia insieme, un lavoro sul quale riflettere e dal quale far partire una mobilitazione sociale di livello internazionale per promuovere nella terra del profeta Muhammad, che si professa amica dell’occidente, una vera battaglia per i diritti umani e civili, per le libertà fondamentali dell’individuo e in maniera particolare per la componente femminile della società.

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