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martedì 24 gennaio 2017

Omicidi e stupri nel campo profughi in Libia, arrestato a Milano il torturatore riconosciuto dalle vittime

17 gennaio 2017
 
"Un orrore mai visto". Così Ilda Bocassini parla delle violenze subite dai migranti, che si sono ritrovati nel centro di accoglienza accanto alla stazione Centrale con il loro aguzzino. E' accusato di decine di violenze sessuali, sequestri per estorsione e quattro omicidi. Il pm: "Come un campo di concentramento nazista"
Lo hanno riconosciuto le sue vittime, le stesse con cui si è ritrovato nel centro di accoglienza accanto alla stazione Centrale di Milano. Un ventiduenne somalo, Osman Matammud, è stato arrestato perché ritenuto il torturatore del campo di raccolta migranti di Bani Walid in Libia, a 150 km da Tripoli, colpevole di 4 omicidi commessi nel campo, sequestro a scopo di estorsione ai danni di centinaia di somali, violenze sessuali su decine di donne. "In 40 anni di carriera non ho mai visto un orrore simile", ha detto il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini che coordina l'inchiesta della Dda. Mentre il pm Marcello Tatangelo ha paragonato il luogo a un "campo di concentramento nazista".


Il giovane somalo è stato fermato dagli agenti della polizia locale dopo essere stato riconosciuto da alcune sue vittime (anche due ragazze minorenni che sarebbero state violentate) che erano ospiti dell'hub milanese per migranti di via Sammartini. L'uomo è stato fermato proprio vicino al centro, prima che venisse aggredito e dopo che alcuni migranti lo avevano riconosciuto. Per il prossimo 20 gennaio, tra l'altro, è stato già fissato un incidente probatorio per 'cristallizzare' le testimonianze. Matammud, infatti, è accusato di essere anche uno degli organizzatori dei viaggi sui barconi dalla Libia all'Italia che sarebbero costati ai migranti circa 7.500 dollari a testa.

Nel campo di raccolta di Bani Walid (non riconosciuto dal governo libico) centinaia di uomini e donne attendevano di partire con barconi per raggiungere l'Italia pagando un prezzo altissimo. Uomini e donne dormivano stipati in un hangar, con un solo bagno. Porte sbarrate con catene, muri di cinta e uomini armati a sorveglianza. Nei mesi scorsi, sono stati sentiti una decina di somali che hanno raccontato a verbale le violenze. Secondo le indagini, se non venivano versati tutti i soldi richiesti per la partenza gli uomini venivano torturati con scariche elettriche e frustrate, mentre le donne venivano ripetutamente stuprate. Il 22enne gestiva anche "una stanza delle torture" e i testimoni hanno riferito di omicidi all'interno del campo per pestaggi a morte e mancanze di cure. L'uomo sarebbe partito dalla Libia, come riferito dai pm, forse per contrasti con l'organizzazione o per "seguire la fase successiva del trasporto dei connazionali".

I pm hanno chiesto l'autorizzazione a procedere al ministero della Giustizia per i reati commessi all'estero. Ma l'inchiesta che ha portato prima al fermo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e poi all'arresto del presunto aguzzino, per il procuratore di Milano Francesco Greco, "pone il problema dell'esistenza di campi non riconosciuti apparentemente dai governi locali o clandestini in cui vengono smistati i rifugiati politici, e quello del rispetto dei diritti umani nei campi sia clandestini sia regolari. Poi, in un momento in cui fa trattati con i Paesi per la gestione dei flussi migratori, l'Italia deve chiedere il rispetto dei diritti umani". I fatti e i racconti di torture e violenze emersi da questa indagine, ha aggiunto Greco, sono "preoccupanti e agghiaccianti, dimostrano che in questi campi la vita umana vale zero".

"Ognuno di noi - ha aggiunto Bocassini - deve sentire questo come un problema che deve essere necessariamente affrontato. Se si parla di violazione di diritti umani, qui siamo al di là di qualsiasi immaginazione. Solitamente sono contraria a mostrare le foto degli arrestati e degli arresti, ma in questo caso la foto dell'arrestato verrà pubblicizzata perché i somali che sono arrivati in Italia e non sono a Milano e quelli che sono all'estero possano eventualmente riconoscerlo e darci altre testimonianze. E' un obbligo non solo
verso la comunità milanese ma verso quella mondiale", ha aggiunto  Boccassini, colpita da tanto orrore non solo come magistrato ma anche "come donna e come mamma".

Il ventiduenne è già in carcere da settembre per favoreggiamento di immigrazione clandestina. E' stata il gip Anna Magelli a emettere l'ordinanza per violenze sessuali su decine di donne, anche minorenni, per sequestro a scopo di estorsione e per quattro omicidi, tutti reati commessi in Libia.


Preso da: http://milano.repubblica.it/cronaca/2017/01/17/news/immigrazione_milano_scafista_torture_libia-156237012/ 

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