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lunedì 21 agosto 2017

Ungheria, miracolo economico targato Orbán: ecco i 10 punti della sua ricetta

Non solo "muro" e contrasto all'invasione
Ungheria, miracolo economico targato Orbán: ecco i 10 punti della sua ricetta
Flat tax al 15%, diminuzione delle tasse, aiuti per le PMI, riduzione dei tassi: in meno di dieci anni, il governo di Budapest ha così risollevato le sorti del Paese
Ungheria, un miracolo economico targato Orbán: ecco i 10 punti della sua ricetta
Viktor Orbán

Il precedente esecutivo, a guida socialista e complice della Troika europea, aveva ridotto l'Ungheria alla fame, accumulando un debito elevatissimo in pochi anni e svendendo il futuro del Paese al Fondo Monetario Internazionale in cambio di un'intervento del valore di 20 miliardi di euro, condizionati all'adesione a programmi di integrazione europea. Schiacciati nella solita stretta mortale di Bruxelles tra debito e austerity, nel 2010 gli ungheresi hanno avuto il coraggio di ribellarsi eleggendo a proprio premier Viktor Orbán, dipinto come un mostro dalla stampa di regime, che nel 2011 ha iniziato a rivoluzionare il Paese, a colpi di riforme che andavano in senso esattamente contrario alle "raccomandazioni" europee ma basate invece sull'interesse nazionale. Una colpa gravissima, che ha portato il primo ministro ungherese a venire dipinto come un dittatore dall'opposizione e dalle istituzioni Ue. Lui non si è mai lasciato condizionare, è stato rieletto con un'ampia maggioranza e supportato dal consenso popolare non ha mai avuto paura di scontrarsi con Soros, Juncker o la Merkel su Euro, immigrazione, Ong e multinazionali, facendo rinascere in meno di dieci anni l'Ungheria che ora è una meta sicura e attrattiva per imprenditori ed investitori. Ecco di seguito dieci dei provvedimenti più significativi adottati.


1. BANCA CENTRALE INDIPENDENTE - Pur mantenendo l'indipendenza della Banca Centrale, il governo Orbán ne ha cambiato i criteri di nomina (che da noi ad esempio sono solo formalmente del Tesoro, perché comunque su "indicazione" della Banca d'Italia, cioè della BCE ossia la Troika). Ha nominato Matolcsy, che era Ministro dell'Economia, imponendo la propria linea e riproponendo così uno schema normale nel quale Governo e Banca Centrale lavorano in accordo, non più come accadeva in precedenza, con un potere finanziario dipendente da interessi e visuali prevalentemente extra nazionali. L'Unione Europea si è subito scatenata intentando una procedura di infrazione e i giornali hanno scritto di "attentato gravissimo alla democrazia". Contemporaneamente Moody's, Standard & Poor's e Fitch hanno abbassato, per lo stesso motivo, il rating dell'Ungheria attaccando il fiorino. Poi hanno smesso, perché Orbán ha tirato dritto e Matolcsy ha minacciato che avrebbe dichiarato default la mattina dopo, e quella dopo ancora tutto sarebbe stato nazionalizzato così gli speculatori ci avrebbero rimesso i loro capitali.

2. MULTINAZIONALI TASSATE - Il governo ha imposto una tassa (temporanea, cosiddetta di crisi) su banche e multinazionali. Subito l'UE ha prodotto una serie di documenti di minaccia, mentre i giornali hanno iniziato una a intonare il coro di un Orbán nazista, fascista, populista, razzista, antisemita e via dicendo. Leader e giornali di sinistra italiani (Repubblica, Fatto, Manifesto ecc...) si sono distinti, quanto a senso del ridicolo, perché, a parte strapparsi i capelli sull'antidemocratico Orbán, si sono guardati bene dal menzionare anche vagamente al lettore questa tassa sul grande capitale. Come del resto gli Stiglitz e i Krugman, pure critici sull'austerity, ma mai che abbiano pronunciato una parola su tassare banche e multinazionali. Più ridere ancora hanno fatto i Tsipras e i Varoufakis delle "linee rosse" a favore di lavoratori e pensionati, che mai però hanno proposto di adottare un provvedimento analogo per reperire i soldi per quei lavoratori e pensionati... solo un caso?

3. RIDUZIONE DELLE TASSE - Orbán ha ridotto le tasse per cittadini e imprese, semplificando al massimo la burocrazia con l'introduzione di una flat tax al 16%, poi abbassata al 15% esattamente come propone di fare in Italia il leader leghista Matteo Salvini. Passare dal precedente 44% di imposizione fiscale al 16%, ha naturalmente spinto al rialzo i consumi. L'Unione europea e i giornali si sono scatenati immediatamente in previsioni di default e poi in seguito di "iniquità" quando il default dato per certo non c'è stato. Da notare che i politici stranieri più critici, hanno nei loro Paesi aliquote che arrivano al 50, 60 o 70% di tassazione!

4. AUMENTO DELL'IVA - L'IVA è stata alzata al 27%, spostando così il carico sulla tassazione indiretta (salvo alcuni beni di prima necessità sui quali invece l'imposta è stata abbassata). Altre critiche feroci, però ora l'IVA in Italia è già al 22% e l'anno prossimo arriverà al 23% mentre in Grecia è già al 23%, solo che questo si aggiunge a tassazioni dirette di oltre il 50%, e non del 15% come in Ungheria.

5. AIUTI ALLE PMI - Sono stati posti in essere finanziamenti e aiuti massicci alla Piccole e Medie Imprese, scatenando le solite "procedure" dell'EU su una presunta "concorrenza violata", dato che la troika preferisce i monopoli della grande impresa, ma anche in questo caso Orbán ha tirato dritto.

6. RIDUZIONE DEI TASSI - I tassi sono stati ridotti, in modo progressivo ma anche aggressivo, dal 7,5% all'1,35%.

7. FINANZIAMENTI IN FIORINI - I finanziamenti in valuta estera sono stati riconvertiti in fiorini (si trattava di mutui in valuta estera a basso tasso fatti dagli ungheresi, ma che dopo la crisi e la svalutazione del fiorino erano diventati per loro molto onerosi).

8. DEBITI RIPAGATI ALL'FMI - L'Ungheria ha ripagato in anticipo al Fondo Monetario Internazionale i 20 miliardi di euro che erano stati assegnati sotto il governo socialista, quando il Paese era pressoché in bancarotta come la Grecia. Dopo aver saldato i conti, avendo le mani libere, il governo ha invitato l'UE a chiudere gli uffici FMI a Budapest, cacciando di fatto dai confini magiari il simbolo dell'oppressione economica di Bruxelles.

9. NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE - Parte del sistema bancario nazionale e parte dei fondi privati pensionistici sono stati nazionalizzati.

10. BOLLETTE E SERVIZI - Il governo Orbán ha imposto la riduzione delle bollette e delle tariffe dei servizi, calmierando i prezzi.

Morale: l'Ungheria era in fallimento, stretta dalla solita la spirale austerity - debito - PIL. Oggi viaggia al 3,6% di PIL, con un deficit/PIL sotto il 3% e inoltre ha ridotto il debito dall'80,9% al 77,3% dove ovunque in Europa invece è aumentato. Ha ridotto il debito estero, aumentando le riserve valutarie, in un'Europa nella quale la crescita è asfittica e aumenta solo il debito. L'UE rosica infuriata e continua a ripetere che "non durerà". I giornali parlano unicamente del "muro" e del fatto che Orbán ha detto chiaro e tondo che l'Ungheria non accetterà di farsi invadere dai clandestini e non vuole diventare un Paese multietnico con un'immigrazione forzata di massa, ma non scrivono una riga sul resto, né fanno un confronto con gli altri Paesi sotto il profilo economico e sociale.

Le multinazionali e le banche estere hanno rilevato che la maggior tassazione verso di loro non ha compromesso più di tanto i profitti, anzi è avvenuto esattamente il contrario, dato l'aumento di attività e consumi. Questa tassazione poi sarà man mano ridotta entro il 2020 (e ci saranno sgravi fiscali per 10 miliardi di fiorini) e già la ERSTE Austriaca ha iniziato ad investire e con lei tedeschi, americani, inglesi e altri, nei settori industriali e commerciali. Nel febbraio del 2015 è stata firmata una "pax bancaria" garantita anche dalla BERS (Banca Europea per la ricostruzione e sviluppo): in cambio di sgravi il sistema bancario si impegnerà a maggiori finanziamenti di progetti, soprattutto infrastrutturali.

L'Ungheria ha comunicato intanto alla Ue che conferma il programma di lavori pubblici finanziati dal Governo e manterrà i prestiti a tassi agevolati alle piccole e medie imprese; inoltre procederà a un altro taglio alle bollette dei servizi per ulteriori 10 miliardi di fiorini. Bruxelles ha subito fatto sapere che "dovrà valutare" in termini di "normative sulla competizione". Il fatto è che a Bruxelles dovranno farsene una ragione: l'Ungheria rispetta tutti i parametri europei e non ha debiti come invece la Grecia, non è perciò molto ricattabile. Dovranno quindi tutt'al più ridursi a inventare qualche rivoluzione colorata "alla Soros" per provare a "normalizzare" l'Ungheria, soluzione che non va purtroppo esclusa, alimentata dalle campagne di stampa sui "nazisti, fascisti, razzisti, populisti, ecc...".

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