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lunedì 25 settembre 2017

EBREI, SIONISTI E RETTILIANI di Piemme

[ 11 settembre 2017 ]

Ha suscitato uno scalpore a scala planetaria la vignetta che il figlio del primo ministro israeliano Netanyahu, Yair, ha pubblicato sulla sua pagina Facebook [vedi immagine a sinistra].
Nella vignetta si vede il miliardario George Soros (il quale va fiero di essere ebreo e sionista) muovere come marionette i rettiliani, quindi un massone della setta degli "illuminati", che a sua volta manovra i politici israeliani nemici del falco sionista Netanyahu — si vedono Ehud Barak (ex premier e ministro della Difesa israeliano), Eldad Yaniv e Meni Naftali.


Il titolo dell'articolo su la Repubblica 

Ai media americani (in buona parte liberal-sorosiani) non è parso il vero. Per impallinare il padre hanno schiaffato sulle loro prime pagine la vicenda del figlio di Netanyahu. Ed han dato grande risalto al fatto che il post di Yair è stato condiviso da David Duke, ex capo del Ku Klux Klan e dal sito neonazista americano Daily Stormer.

La campagna, partita dal centro dell'Impero è stata immediatamente raccolta dai media delle province. L'Italia non poteva fare eccezione. Perché ne parliamo? C'è una cosa che ci è saltata agli occhi, e che, per come è stata presentata, deve avere spiazzato la maggior parte di quelli a cui non è sfuggita la notizia. Come è stata presentata? Presto detto: "Vignetta antisemita di Netanyahu Jr".
Il titolo del Corriere della Sera

No, aspetta, fammi capire; il figlio del primo ministro israeliano, ebreo e fervente sionista, antisemita?

Può essere un israeliano, ebreo e convinto sionista, antisemita? Certo che no.
Fino a prova contraria per antisemitismo si intende l'avversione irriducibile nei confronti dell'ebraismo, considerato il simbolo del male, del satanico nella sua più cruda incarnazione storica. 

Per cui l'accusa al figlio di Netanyahu è non solo illogica, è goffa e grottesca. E' come se dicessi, che so, che il tal cardinale della curia pontificia è anti-cattolico, o che Napoleone era una spia di Sua Maestà Re d'Inghilterra.

A ben guardare che vien fuori? Che chi critica Soros —si, proprio lui, quello delle Rivoluzioni arancioni, il demiurgo che in combutta col Pentagono e la CIA ha orchestrato diversi regime change in Iugoslavia, Ucraina e altri paesi, il filantropo che attraverso la sua Open Society Foundations finanzia questo mondo e quell'altro— è bollato come antisemita, addirittura il figlio di Netanyahu.

Ecco qui, manifesta, la cialtronaggine del PUPC (Partito Unico Politicamente corretto)*, quello per cui l'antisemitismo è la pietra angolare, la vera e propria cartina di tornasole che distingue la nuova religione civile: chi non considera l'ebraismo il padre della civiltà occidentale, chi non ama Israele, merita l'anatema come antisemita e viene scomunicato, condannato come la peste. E per essere ancora più precisi: per avere diritto di cittadinanza nella splendente società aperta occorre amare niente meno che George Soros.

A questo punto una precisazione è doverosa, se no veniamo scambiati per simpatizzanti del KKK. Noi odiamo sia Soros che Netanyahu, ovvero entrambi le versioni del sionismo, sia i falchi che le colombe, ma detestiamo con la massima fermezza l'antisemitismo in ogni sua forma (cattolica, luterana, nazista, wahabbita o complottista in stile Protocolli di Sion o rettiliana). Non solo lo detestiamo, lo combattiamo, e non solo perché, gira che ti rigira, è l'emblema dei reazionari delle più diverse risme, lo combattiamo perché è una pericolosa coglionata. Ci viene infatti da ridere il solo immaginare che una religione o un popolo siano la causa dei mali del mondo. Una tale idea possono condividerla solo i cretini. Per di più, se ci fate caso, l'antisemitismo è il paradigma speculare a quello del giudaismo e della leggenda razzista del popolo eletto.

Non c'è nessun popolo eletto, come non c'è nessun popolo ontologicamente corrotto e perduto, né a Dio né alla causa della emancipazione dell'umanità dalle catene del capitalismo selvaggio, un sistema complesso, potente e pervasivo in cui in effetti la maggioranza delle sette e comunità ebraiche (che come nell'islam sono al contempo politiche e religiose) si trova a perfetto agio.

* PUPC, prendiamo in prestito questa definizione dal compianto Costanzo Preve

Preso da: http://sollevazione.blogspot.it/2017/09/ebrei-sionisti-e-rettiliani-di-piemme.html

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