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domenica 24 dicembre 2017

Il Grande Tesoro di Misurata (Libia)

Nel Febbraio del 1981, durante i lavori per la realizzazione di una serra (Giardini del 7 Aprile) in località Suq el Kedim (Mercato Vecchio), situata a 18 Km ad Ovest dell’odierna città di Misurata, in Libia, è stato casualmente rinvenuto uno dei più grandi tesori dell’antichità.
Il personale della Soprintendenza Archeologica di Leptis Magna che ebbe purtroppo la possibilità di intervenire solo dopo che l’opera di spianamento del terreno con una ruspa era stata quasi del tutto compiuta, recuperò circa 108000 monete tardoromane in bronzo argentato, dal peso complessivo di oltre 600 kg.tesoro di misurata
TESORO DI MISURATA

Le monete erano conservate entro grossi vasi (olle, anfore, brocche), interrate poco al di sotto del piano originario di un cortile – o comunque un ambiente sub divo – delimitato su due lati da due blocchi di costruzione rustica in pietra e calcina: all’interno dei due blocchi erano ricavati diversi ambienti, in alcuni dei quali furono trovate tracce di incendio, che fanno pensare ad una distruzione violenta.
Il restauro e lo studio del tesoro, affidati al dr. Salvatore Garraffo, Direttore dell’Istituto per le tecnologie applicate ai Beni Culturali, CNR, sono stati condotti in maniera sistematica a partire del 1998 grazie alla disponibilità di fondi adeguati a seguito di finanziamenti da parte del CNR, del Ministero degli Esteri e del MIUR, con la costituzione di una Missione di studio attiva per uno/due mesi anno presso il Museo Archeologico di Leptis Magna: ad essa partecipano, oltre al personale dell’ ITABC, studiosi dell’Università di Catania e dell’INFN-LNS (Catania), e un nutrito gruppo di ricercatori, restauratori e tecnici dell’IBAM. TESORO DI MISURATA
Il tesoro si rivela infatti di eccezionale interesse non solo per la enorme quantità di monete, ma anche per l’ottimo stato di conservazione della maggior parte di esse: fornisce pertanto l’irrinunciabile occasione di effettuare anche campionature statisticamente significative per studi chimico-fisici finalizzati alla comprensione degli aspetti composizionali e tecnologici delle monete e, in particolare, alla ricostruzione del processo di realizzazione di questi nominali.
L’attività in loco del gruppo di ricerca è stata interrotta dopo la Rivoluzione del 2011 e la situazione di instabilità successivamente determinatasi; sarà ripresa non appena le condizioni generali del Paese lo permetteranno in un clima di sicurezza.
tesoro di misurata
Allo stato attuale tutte le monete del tesoro sono state restaurate, ad eccezione di un migliaio di pezzi, lasciati nel loro stato originario – e comunque pienamente leggibili – per studi composizionali futuri. Circa 85000 nominali sono stati sinora dettagliatamente catalogati (singolarmente e non per gruppi di emissioni), utilizzando un sistema informatico opportunamente progettato e realizzato per gestire l’immensa mole dei dati eterogenei (storico-numismatici tradizionali, composizionali, da foto digitali a campione, etc.) relativi a ciascuno di essi.
Rimangono da esaminare in dettaglio circa 23000 monete, delle quali è stata già eseguita una ricognizione speditiva, allo scopo di tracciare un quadro definitivo della cronologia e della composizione del tesoro.
Tenendo conto della complessità del ritrovamento, le monete sono state catalogate per contenitore al fine di chiarire il processo di raccolta in ciascuno di questi. Sin dall’inizio è infatti apparso chiaro che le monete non erano state introdotte casualmente nei vasi, bensì intenzionalmente raggruppate in relazione al decrescere del peso, del modulo e, in particolare, del contenuto in fino di argento, ovvero per progressione cronologica.
A parte qualche decina di antoniniani residuali di III secolo, tutte le monete del tesoro si datano tra il 294 ed il 333 d.C. Trattasi quasi sempre di nummi (folles), monete in bronzo con patina superficiale in argento, battute a partire dalla riforma monetaria di Diocleziano e pesanti in media, nella fase più antica, ca. 10 g., per scendere sino a ca. 2,50 g. in quella più tarda: pochissimi i nominali frazionari.
TESORO DI MISURATA
Tra l’enorme numero di monete del tesoro, si notano non pochi esemplari inediti o rari, quali, ad esempio, di L. Domitius Alexander, di Massenzio, di Costantino I, Licinio, e rispettivi figli.
misurata
Rimangono ancora senza sicura risposta molti interrogativi suscitati da questo straordinario ritrovamento, quali l’identificazione del ‘proprietario’ e della funzione del complesso monetale, i motivi del suo interramento e del
mancato recupero, la destinazione dell’edificio con il quale era connesso. Alcune atipicità, evidenziate e discusse anche in occasione di due Convegni Internazionali (2009 e 2012), organizzati per la presentazione e lo studio del tesoro, potrebbero in effetti spiegarsi con la possibilità che le monete, in specie quelle più antiche, facessero originariamente parte di riserve immobilizzate – i.e. sottratte alla circolazione – di comunità locali, probabilmente municipali, e /o di patrimoni religiosi (templi, santuari ?).
Un attacco ad opera degli Austuriani – tribù maura della Tripolitania – potrebbe essere stata la causa dell’occultamento (di fortuna?) e del mancato recupero dei vasi con il loro prezioso contenuto.
In considerazione delle sue caratteristiche, il grande Tesoro di Misurata costituisce un ritrovamento di straordinaria importanza per la storia economica e monetaria della Tripolitania tra la fine del III ed il primo terzo del IV secolo: con la ripresa del programma di ricerche in loco, potrà costituire un cantiere permanente per lo studio a tutto campo della monetazione in bronzo argentato del Tardo Impero Romano.
TESORO DI MISURATA

A cura di Stefania Santangelo (collaboratore tecnico numismatico IBAM CNR presso la sede di Catania)

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